Sale il reddito delle famiglie italiane: più potere d’acquisto e risparmi

Nel terzo trimestre cala il peso del fisco. Effetti dal taglio del cuneo

Con un reddito a disposizione in crescita e complice il rallentamento dell’inflazione, aumenta il potere d’acquisto delle famiglie italiane, ovvero la loro capacità reale di fare acquisti. E con esso la propensione al risparmio, anche se siamo ancora lontani dai livelli pre-Covid. È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Istat sul terzo trimestre del 2023, caratterizzato anche da un calo della pressione fiscale.

Nei tre mesi tra luglio e settembre 2023, rileva l’Istat, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell’1,2%. Con in tasca un po’ più di soldi, dopo l’ulteriore taglio del cuneo scattato proprio a luglio, e grazie anche alla progressiva discesa dell’inflazione, il potere d’acquisto delle famiglie è così cresciuto rispetto al trimestre precedente dell’1,3% (a fronte di un aumento dei prezzi dello 0,5%) e la propensione al risparmio si è attestata al 6,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali.

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Prosegue dunque, evidenzia l’Istat, dopo la brusca caduta del quarto trimestre 2022, «la ripresa» del potere d’acquisto «iniziata nel primo trimestre 2023 e interrotta dalla lieve flessione del trimestre successivo». Stessa dinamica anche per «la propensione al risparmio, che tuttavia – precisa l’Istituto di statistica – rimane molto al di sotto dei livelli pre-Covid». Proprio in coincidenza con l’avvio in tutta Italia dei saldi, che registrano un buon avvio dalla Liguria alla Toscana, un po’ più lento a Napoli, il dato sull’aumento del potere d’acquisto delle famiglie viene considerato un segnale positivo dalle associazioni dei consumatori.

Unione Consumatori: taglio del cuneo miglior provvedimento

«Si conferma che il taglio del cuneo resta il miglior provvedimento finora fatto dal governo Meloni», afferma l’Unione Consumatori, che però avverte: ora «rischia però di essere vanificato se non saranno rinnovati gli sconti sulle bollette del gas», che potrebbero tradursi in una «tassa da 213 euro su base annua». Plaude alla fotografia dell’Istat un po’ tutta la maggioranza – dal presidente dei deputati di Fi Paolo Barelli al capogruppo di Fdi al Senato, Lucio Malan – che legge nei dati la conferma della «buona azione» del governo. Dimenticano i dati tendenziali, in cui il potere d’acquisto cala dello 0,6%, replica il M5s: «una ridicola fanfara del centrodestra».

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Dal report dell’Istat arrivano buone notizie anche sul quadro di finanza pubblica, con un indebitamento in miglioramento (il deficit cala al 5% e il saldo primario – ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi – è negativo con incidenza sul Pil del -1,2%) e la pressione fiscale in diminuzione al 41,2%, 0,2 punti in meno rispetto al terzo trimestre dell’anno precedente. Meno roseo il quadro per le società non finanziarie, per le quali cala nuovamente la quota di profitto (è la terza flessione consecutiva, anche se «di minore intensità rispetto alle precedenti», evidenzia l’Istat) e prosegue il calo iniziato a fine 2022 del tasso di investimento.

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