Dl Infrastrutture, Fratelli d’Italia: «In Aula un golpe ideologico attraverso la pubblicità stradale»

«Ancora una volta si assiste a scorretti comportamenti e sotterfugi per vietare, in questo caso, la pubblicità su strada di messaggi giudicati discriminatori»

«Il 4 novembre 2021, in occasione dell’approvazione del Decreto Infrastrutture, nelle aule del Senato si è consumato un golpe ideologico attraverso lo strumento della pubblicità stradale su temi riguardanti vita, famiglia ed educazione. Un Decreto Legge la cui mission ha poco a che fare con le scelte riguardanti i temi sociali. Ancora una volta si assiste a scorretti comportamenti e sotterfugi per vietare, in questo caso, la pubblicità su strada di messaggi giudicati discriminatori in materia di vita, famiglia, educazione» afferma Marco Foti, dirigente nazionale e Responsabile regionale Liguria del Dipartimento Trasporti.

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«Le azioni in termini di trasporto, mobilità sostenibile, infrastrutture, servizi e sicurezza stradale, infatti, lasciano il campo ad un comma 4-bis che ripropone uno dei punti di forza del DDL Zan, bocciato sonoramente al Senato nei giorni scorsi», continua Foti.

Nel Decreto si vieta «sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere».

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«I dettagli del 4-ter saranno poi definiti con un decreto della Ministro Bonetti, sostenitrice del DDL Zan. Mi chiedo se questa cervellotica interpretazione porterà, ad esempio, a considerare sessista e censurabile una pubblicità che mostri semplicemente una bella donna, piuttosto una che fotografi un uomo in carriera o una famiglia tradizionale. I ricordi degli spot delle famiglie del Mulino Bianco potrebbero rimanere tali? E lo stesso vale per gli aspetti religiosi: un simbolo cristiano esposto potrebbe urtare la sensibilità di chi abbia fede diversa e quindi considerarsi da bandire?» aggiunge Giuseppe Murolo, Responsabile regionale del Dipartimento Cultura e Innovazione FdI Liguria. Domande apparentemente ironiche, ma non lontane da una realtà già realizzatasi all’estero.

In Inghilterra si è creato un grave problema sociale dopo l’introduzione del “dialogo scolastico sulla sessualità” in cui ragazzini di 16 anni possono chiedere di cambiare sesso: «Vogliamo veramente arrivare a discutere se siano i medici e non i giudici, a dover decidere se un ragazzino o una ragazzina minorenne è pronto/a per cambiare gender e sesso?»

Il riferimento è alla sentenza del caso Keira Bell, oggi 24enne, che aveva portato in giudizio la “clinica gender” della sanità pubblica inglese, le cui autorità mediche avrebbero acconsentito al cambio di identità e di genere quando era minorenne e quindi non pronta: “A quell’età i ragazzi stanno formando la propria identità sono influenzabili e la scuola deve pensare alla formazione culturale, in primis, ed a dargli strumenti per ragionare liberamente e formare la propria criticità senza il rischio di condizionare decisioni così delicate e importanti».

E poi, ci sono tutte le contraddizioni che derivano dall’interpretazione: «A maggio a Milano si terrà la fiera dell’utero in affitto. La pubblicità della pratica è vietata sui cartelloni – già oggi – ma non in rete e con questo decreto un’associazione o ente che sia contrario, non potrà esprimere la propria contrarietà all’atto perché verrà immediatamente censurato», conclude Murolo.

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«In sintesi, tante questioni legate ad una votazione che subdolamente ha riproposto parte del DDL Zan su cui ci si era già espressi e che, in un contesto altro da quello originale e pertinente, limita di fatto la libertà di espressione» il commento finale di Foti e Murolo.

LA MAL CALATA PROPOSTA

Il decreto accoglie nel suo articolato una modifica del testo all’articolo 1, comma 4, introdotta dai Presidenti delle Commissioni sociali Ambiente e Trasporti alla Camera (Alessia Rotta e Raffaella Paita), attraverso tre commi, 4 bis, ter, quater:

4-bis. È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche.

4-ter. Con decreto dell’autorità di Governo delegata per le pari opportunità, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e con il Ministro della giustizia, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono stabilite le modalità di attuazione delle disposizioni del comma 4-bis.

4-quater. L’osservanza delle disposizioni del comma 4-bis è condizione per il rilascio dell’autorizzazione di cui al comma 4; in caso di violazione, l’autorizzazione rilasciata è immediatamente revocata.

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