Il ministro smentisce tensioni nella maggioranza: nessun disaccordo
Nessuno scontro sul decreto Ucraina che sarà varato sul finire del 2025 e che dovrà garantire la continuità degli aiuti – di tipo militare e civile – almeno per tutto il prossimo anno. Dalla base Nato di Novo Selo, in Bulgaria, il ministro della Difesa Guido Crosetto stempera le voci di tensioni all’interno della maggioranza di governo riguardo al provvedimento su cui la Lega ha pubblicamente espresso critiche. Il nodo restano le tipologie di forniture: il Carroccio insiste affinché siano sempre meno – o spariscano del tutto – gli invii di armi.
Una linea che però non potrà essere accettata dal resto dell’Esecutivo e per questo si fanno spazio le ipotesi di limature al provvedimento: quasi sicuramente sarà diverso da quelli degli anni precedenti e potrebbe contenere l’aggiunta o la cancellazione di alcune diciture. Modifiche che non cambieranno comunque la sostanza. «Sul decreto Ucraina non c’è mai stato disaccordo, il 29 dicembre vedrete il contenuto del decreto: come dice il Vangelo, ‘dai frutti li riconoscerete’», dice Crosetto smentendo i rumours su una trattativa ancora in corso con la Lega, visto che «il provvedimento è chiuso da settimane».
Poi il ministro, che a Novo Selo ha fatto gli auguri di Natale ai 740 militari del contingente italiano, stringendo la mano ad ognuno di loro, ha sottolineato che «non siamo pronti ad avere una guerra in casa» se dovessero arrivare eventuali attacchi da Est.
Per Crosetto l’Italia e l’Europa hanno bisogno di assumere «la stessa strategia assunta da Israele». Il riferimento è alla «strategia dell’istrice: è un animale piccolo che fa paura a quelli grandi perché chiunque si avvicina si fa male». In ogni caso non sarà previsto un aumento di soldati italiani sul Fronte Est.
Il Medioriente
Infine il difficile ruolo del nostro Paese in Medioriente. «Su Gaza non siamo noi a definire il nostro impegno – peraltro già offerto – ma c’è una coalizione che sta cercando di costruire una missione difficilissima, molto peggio dell’Afghanistan e vi ricordo quanto a noi è costato l’Afghanistan anche in termini militari», riflette Crosetto.
Sul Libano chiude con una certezza, nonostante la previsione delle Nazioni Unite sulla scadenza della missione dei caschi blu, fissata per la fine del 2027: «Sono 47 anni che c’è Unifil in Libano. Troverei surreale andare via nel momento in cui c’è la maggior crisi. E se l’Onu prende una decisione surreale, noi non pensiamo di avallare una decisione surreale. E siccome ho visto che la maggior parte delle nazioni la pensa con noi, io mi auguro che tutto possa ancora svolgersi sotto la bandiera delle Nazioni Unite. Se non ci sarà, allora ci sarà quella europea. Se non ci sarà quella europea, quella italiana comunque ci sarà. Perché non è il momento di abbandonare il Libano a una soluzione che avrebbe come punto d’arrivo soltanto una guerra ulteriore, magari anche civile interna».
Per il ministro biosgnerebbe ripensare le Naizoni Unite: «servirebbe un’Onu 5.0, che abbia un peso sia politico sia in qualche modo militare, perché altrimenti ad oggi l’unico modo di risolvere le controverse internazionali è la guerra. Affinché ci sia anche un braccio che intervenga, quando serve, per frapporsi tra chi si combatte. Serve inoltre una Nato non solo più occidentale, ma che raggruppi grandi Paesi come i Brics».




