La premier: Non stabilisco io chi guida l’opposizione
Giorgia Meloni è pronta al confronto con Elly Schlein ad Atreju ma allargandolo a Giuseppe Conte. Sono durate ventiquattr’ore le riflessioni della premier, che alla fine ha accolto la proposta della segretaria del Pd ponendo la condizione di coinvolgere anche il leader del M5s, per «due ragioni».
La prima è la volontà di non mancare di rispetto a chi, come lui, in passato aveva accolto l’invito alla kermesse di FdI «senza imporre alcun vincolo». La seconda, spiega Meloni, è che «non spetta a me stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione, quando il campo avverso non ne ha ancora scelto uno».
E la Schlein, evidentemente infastidita, prova a giusticare il suo «no» finale: «Mi spiace che Giorgia Meloni abbia rifiutato di fare confronto con me», «forse oggi faccio più paura dopo le regionali?». «Vuole fare il confronto di coalizione? Portasse anche Matteo Salvini. E se vuole portare anche Tajani noi portiamo anche Fratoianni e Bonelli. È ridicolo», sillaba a Piazza Pulita.
Nelle riflessioni sull’asse Palazzo Chigi-Via della Scrofa la leader di FdI ha soppesato la volontà di un faccia a faccia con l’altra prima donna della politica e le implicazioni nei rapporti con il resto delle opposizioni, nonché all’interno dello stesso centrosinistra. «Ci facessero sapere chi è il capo dell’opposizione», notava un big di FdI.
Le puntualizzazioni di Conte
E nel frattempo arrivavano le puntualizzazioni di Conte. L’ex premier in tre occasioni – prima sul Foglio, poi parlando con i giornalisti e infine ospite di Dritto e rovescio – ha fatto notare che già l’anno scorso aveva chiesto un confronto diretto con la premier, che «mi usa a giorni alterni come capro espiatorio per nascondere l’inadeguatezza del suo esecutivo», ma «quella disponibilità allora non mi venne data». «Secondo me è ancora più interessante confrontarsi, perché – ha spiegato Conte – lo scambio di idee e un po’ di fair play tra partiti non fa male a questa nostra democrazia abbastanza malata». Un modo sibillino per chiedere chiarezza sulle regole di ingaggio.
E alla fine è stato incluso in quello che si annuncia uno dei momenti chiave del confronto politico del 2025, e che altrimenti avrebbe proiettato l’idea di una sfida a due Meloni-Schlein da qui alle politiche. Conte nel giro di cinquanta minuti ha confermato che non si sottrarrà. Schlein detta le sue regole. Gli inviti di FdI intanto hanno diviso Avs.
Bonelli accetta, Fratoianni in fuga
Angelo Bonelli sarà ad Atreju per un dibattito con il ministro Adolfo Urso, mentre Nicola Fratoianni ha declinato ringraziando «cortesemente»: «Con la destra il confronto lo faccio in Parlamento. Lascio il posto a un giornalista perché se ogni tanto la premier si offrisse alle domande sarebbe una buona cosa».
«Fratoianni, Atreju non morde: non serviva scappare. Da noi c’è posto per tutti», la risposta sui social della kermesse di FdI, che sta ancora definendo il programma, in cui per ora si sa che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti interverrà il 12 dicembre in videocollegamento e che Meloni terrà il tradizionale intervento di chiusura. Improbabile, dunque, il confronto a tre. Ma se è vero che in politica tutto può cambiare da un giorno all’altro, è già facile immaginare che uno dei temi più caldi da affrontare sarà l’ipotesi di modificare la legge elettorale, con il premierato sullo sfondo.
La legge elettorale è una «priorità», ha confermato il deputato di FI Nazario Pagano, presidente della commissione Affari costituzionali, perché «non è mai stata adeguata alla riduzione del numero dei parlamentari» e c’è «il rischio di un sostanziale pareggio tra coalizioni». Per le opposizioni quella del centrodestra è una reazione «nervosa» ai risultati delle Regionali. «Io penso – attacca Bonelli – che sia una vera e propria vergogna, una schifezza, modificare la legge elettorale alla fine della legislatura solo perché la maggioranza ritiene di poterne trarre vantaggio».




