Pressioni anche sulla Curia di Nola
Niente più estorsioni porta a porta ma 2.0: il rampollo del clan laureato in ingegneria aveva iniziato a lavorare in uno studio e attraverso questo «imponeva una consulenza, un progetto, qualcosa di più sofisticato rispetto ai soliti metodi, che aggiorna il metodo di estorsione». Lo ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri parlando dell’inchiesta che ha svelato come la camorra controllasse di fatto ogni attività in 3 comuni del nolano e ha portato alla luce un’alleanza tra lo stesso clan e i Ricciardi, organizzazione componente di rango dell’alleanza di Secondigliano.
Grazie al lavoro nello studio, l’ingegnere – hanno sottolineato gli inquirenti – si imponeva nelle compravendite immobiliari e nelle pratiche edili al punto che anche la Curia di Nola ha dovuto subire la pressione del clan quando decise di mettere in vendita un terreno.
«È stata una indagine di camorra diversa dalle altre – ha poi spiegato il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno – in cui l’alleanza tra i Russo e i Licciardi si estrinsecava nel settore del gioco di azzardo». I due clan si erano dotati di un’organizzazione capillare nel gioco on-line, con siti e agenti collegati all’organizzazione a cui dovevano corrispondere i proventi delle attività, altrimenti partivano le minacce». Indagini sono ancora in corso invece sulle pratiche che riguardano un Caf e i migranti. «Quello dell’agro nolano – ha spiegato il maggiore Andrea Coratza, comandante del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna – è un territorio solo apparentemente tranquillo, ma nessuno denuncia».



