Gaza, Israele e Hamas hanno firmato l’accordo: verso il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi

L’intesa segna un primo passo avanti nei negoziati

È stata firmata in Egitto la versione finale dell’accordo sulla prima fase del piano Trump per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato la portavoce dell’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, Tal Heinrich, secondo quanto riporta il sito di Haaretz.

L’accordo dovrebbe prevedere il rilascio degli ostaggi (48 sono nella Striscia e si ritiene solo 20 siano vivi), l’inizio del ritiro graduale delle forze israeliane dalla Striscia e la liberazione di detenuti palestinesi. Secondo Trump, probabilmente gli ostaggi israeliani verranno rilasciati «lunedì». Gli ostaggi vivi saranno liberi probabilmente domenica, stando a un funzionario citato da New York Times. Secondo tre fonti israeliane sentite dalla Cnn, Hamas potrebbe non sapere dove si trovino i resti degli ostaggi deceduti o non essere in grado di recuperarli.

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Dalle fila di Hamas, il portavoce Hazem Qassem ha detto alla tv satellitare al-Jazeera che «se le condizioni sul campo lo permetteranno» gli ostaggi «potranno essere rilasciati tutti insieme» e ha confermato che il gruppo ha «informato i mediatori delle difficoltà legate alla consegna dei corpi dei defunti». Il sito di notizie israeliano Ynet ha scritto di una ‘task force internazionale’, con la partecipazione di Israele, Usa, Egitto, Qatar e Turchia, che dovrebbe collaborare a localizzare i corpi degli ostaggi deceduti nella Striscia.

Le fasi del cessate il fuoco

Secondo la portavoce dell’ufficio del premier israeliano, il conteggio delle 72 ore inizierà dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco e dopo il rilascio degli ostaggi i militari israeliani manterranno il controllo di circa il 53% della Striscia di Gaza. Tra quello che è stato annunciato come concordato e i prossimi passi ci sono ancora, secondo la Cnn, molti dettagli spinosi che non sono stati affrontati e che potrebbero richiedere ancora diversi round di negoziati. Tra i nodi ci sono il disarmo di Hamas e il governo a Gaza nel dopoguerra.

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I punti non risolti

Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, parlando con al-Jazeera, ha sostenuto che la questione del disarmo non è stata affrontata nei colloqui a Sharm el Sheikh. «Con i mediatori» si parla, secondo Hazem Qassem, di «diverse opzioni per il cessate il fuoco, ma non sulla base della consegna delle armi».

E ha aggiunto: «L’arma della resistenza è legittima per difendere il nostro popolo e garantire l’indipendenza della decisione palestinese». Hamas, ha poi aggiunto, «non ha obiezioni a trovare una formula per gestire la lotta nazionale palestinese». Nessuna delle parti coinvolte nei colloqui, evidenzia il New York Times, ha di fatto detto quando entrerà in vigore l’accordo, quando verranno rilasciati gli ostaggi o quando arriveranno gli aiuti per i gazawi mentre nella Striscia si consuma una crisi umanitaria denunciata da più voci.

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