Il procuratore rimette la toga: «Si può fare udienza dalle 9 alle 18»
«Questo è un maxi processo e le udienze devono essere prolungate e più frequenti». Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri intervenuto nell’aula 215 del tribunale di Napoli dove era in corso il processo al clan Moccia. Il procuratore, che ha indossato la toga, dopo avere preso la parola è stato protagonista di un ‘botta in risposta’ con gli avvocati della difesa.
«Questo processo è durato due anni e mezzo sono state celebrate 60 udienze per una media di due ore e mezza di lavoro in aula» ha detto ancora il procuratore per poi aggiungere: «Non si può parlare di compressione dei diritti della difesa, a proposito dell’appello degli avvocati. Cosa fare oggi? Si può fare udienza dalle 9 alle 18. In Calabria, nel corso del processo Rinascita Scott si faceva udienza finì alle 4 del mattino e non ci sono state scarcerazioni. Per oltre cinque mesi abbiamo fatto udienza fino alle 4».
Nessuno dei testimoni previsti si è presentato
Era prevista l’escussione di 6-7 testimoni nessuno dei quali si è presentato. Come è noto qualche mese fa sono stati scarcerati tutti i componenti della famiglia Moccia ritenuti a capo dell’organizzazione malavitosa che della provincia di Napoli si estende, fino a Roma. Per accelerare l’iter il tribunale di Napoli ha deciso un aumento delle udienze settimanali e chiesto che venissero ascoltati un numero più cospicuo di testi ogni udienza. La risposta dell’Ordine degli avvocati e della camera penale non si è fatta attendere: è stato subito sottolineato che la decisione presa dal facente funzione di presidente del tribunale di Napoli rappresenta, a loro dire, una violazione del diritto della difesa.
E per questo motivo sono stati indetti alcuni giorni di sciopero. In aula a rappresentare l’accusa c’erano i pm Ida Teresi e Ivana Fulco, e sono stati affiancate, in via eccezionale, dal procuratore di Napoli Gratteri. Gli inquirenti, dal canto loro, sottolineano che non c’è mai stata una violazione del diritto di difesa.
La lista dei testi dell’accusa si è esaurita all’inizio del 2025. Il collegio difensivo invece ha presentato, una lista dei testi esorbitanti – per i fratelli Moccia sono quasi 900 – a cui la Procura non si è opposta. Il collegio difensivo ha inoltre avanzato, in via subordinata, anche una ricusazione del tribunale di Napoli, nell’ambito dell’udienza odierna.
Ben 1178 testimoni
Il processo al clan Moccia vede 43 imputati davanti alla VII sezione penale (collegio A) e i testimoni totali sono un numero esorbitante: ben 1178. Inizialmente il tribunale non aveva ritenuto di dover ridurre il numero dei testi di difesa ma, nel prosieguo, ci si è resi conto che il numero era effettivamente sovrabbondante e, quindi, si è deciso di revocare le autorizzazioni per circa 90 testi. Quelli dei pubblici ministeri Ida Teresi e Ivana Fulco sono 83. Quelli del gruppo Moccia invece sono 589 a cui si aggiungono altri 507 testi per i restanti imputati.
Il dato che desta scalpore però è che dal 22 aprile ad oggi, sono stati 881 i testi che sarebbero dovuti comparire davanti all’autorità giudiziaria, tra quelli realmente ascoltati e quelli che invece hanno rinunciato. Ne restano da ascoltare altri 117, calendarizzati entro il 29 ottobre. Testimoni sentiti o rinunciati dal 22 aprile ad oggi 881. Revocati 98 testi. Restano da sentire 117 testi calendarizzati entro il 29 ottobre.
Il processo è frutto di una indagine durata diversi anni incentrata sul clan Moccia e, in particolare, sull’infiltrazione nell’economia legale, dalla raccolta dei rifiuti, agli appalti e alle costruzioni, grazie a imponenti contatti con l’imprenditoria e anche con la pubblica amministrazione, come dimostrano le imputazioni. Ma, in particolare, il processo punta a dimostrare il ruolo di capi e promotori dell’associazione a delinquere ricoperto dai fratelli Angelo, Luigi e Antonio Moccia che, sempre secondo la Procura di Napoli, si sarebbero dissociati ma in maniera strumentale.