Un proiettile durante la messa a Don Patriciello: «Ho avuto paura per i bambini»

Arrestato l’autore, lo Stato rafforza la protezione

Ieri mattina, durante la messa domenicale nella parrocchia di San Paolo Apostolo, nel cuore del Parco Verde di Caivano, la quiete della celebrazione è stata spezzata da un gesto inquietante. Don Maurizio Patriciello, simbolo della lotta contro la criminalità organizzata, ha ricevuto un fazzoletto mentre distribuiva la comunione. All’interno era nascosto un proiettile calibro 9×21. Il gesto è avvenuto nel momento più sacro della liturgia, davanti a decine di fedeli e a molti bambini presenti.

La giornata si è conclusa con l’arresto dell’uomo che aveva consegnato il bossolo, accusato di atti persecutori aggravati dal metodo mafioso. Ma le indagini non si fermano: resta da capire cosa ci sia dietro l’intimidazione e se qualcuno abbia spinto l’autore ad agire.

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La condanna unanime e la reazione dello Stato

Il grave episodio ha scatenato un’immediata ondata di solidarietà. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto arrivare a don Maurizio la sua «vicinanza e la sua solidarietà dopo il grave gesto intimidatorio di cui è stato vittima». Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha definito quanto accaduto un atto «vigliacco e criminale» e ha assicurato che «lo Stato non farà alcun passo indietro».

Le stese della vigilia e il messaggio ai clan

La sera prima della messa, due “stese” — raid di scooter con spari in aria — avevano scosso il quartiere. Don Maurizio aveva commentato sui social: «Le due orribili stese a pochi passi dalla mia parrocchia stanno a dire una cosa importante, che nessuna persona, amante della verità e del territorio, può smentire. A Caivano e dintorni la malavita organizzata — ben radicata da anni — ha ricevuto, in questi ultimi mesi, un durissimo colpo». Poi aveva ammonito i criminali: «Stolti, non illudetevi. Non siete più scaltri di chi vi ha preceduto. Avete il fiato sul collo».

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È stata Pina Castiello, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, a raccontare in diretta ciò che ha visto: «È raccapricciante e vergognoso quello che è accaduto questa mattina in mia presenza, a Caivano, nella parrocchia di San Paolo Apostolo, all’interno del Parco Verde, durante la messa officiata da don Maurizio Patriciello. Un esponente della criminalità locale, confondendosi tra i fedeli in fila per la comunione, si è avvicinato a don Maurizio e gli ha consegnato un fazzoletto contenente un proiettile, dileguandosi poi velocemente».

Secondo gli investigatori, il bossolo potrebbe appartenere proprio alle armi usate nella stesa di sabato sera, quando una decina di persone su sette-otto scooter aveva sparato numerosi colpi di pistola.

L’arrestato: «Tanto a me non mi fanno niente»

L’uomo fermato è Vittorio De Luca, 75 anni, già noto per problemi psichiatrici. È stato bloccato dalla scorta di don Patriciello e dai Carabinieri del servizio di vigilanza, quindi arrestato. Secondo quanto riferito, avrebbe detto frasi inquietanti come: «Tanto a me non mi fanno niente, perché sono stato dichiarato incapace di intendere e di volere». Parole che fanno pensare a un possibile utilizzo della sua condizione da parte di chi voleva mandare un messaggio senza subire conseguenze dirette.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha telefonato a don Maurizio per esprimergli solidarietà e confermare la vicinanza dello Stato. Ha annunciato una visita a breve e, nell’attesa, Polizia e Carabinieri hanno inviato pattuglie aggiuntive per presidiare il Parco Verde, mentre è stata disposta l’intensificazione delle misure di protezione per il sacerdote. Oggi si terrà la riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica dedicata proprio a questi episodi.

Il fronte politico unito contro la minaccia

La solidarietà è arrivata da tutte le forze politiche. Giorgia Meloni ha scritto: «Un gesto vigliacco e criminale, compiuto nel luogo e nel momento più sacro, che non intimidirà chi, come don Patriciello, rappresenta coraggio e dedizione a favore della comunità e della legalità. Al fianco di don Patriciello e di tutti coloro che non si piegano alla criminalità. Lo Stato è con voi, e non faremo mai un passo indietro».

«Vili minacce», ha commentato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Matteo Salvini ha aggiunto: «La malavita non riuscirà a far tacere chi difende legalità e giustizia. Paura? Mai». Giuseppe Conte, leader del M5S, ha parlato di «episodio vergognoso», mentre il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha garantito: «Le minacce non fermeranno la sua opera».

Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha assicurato: «I cittadini onesti del Parco Verde, che rappresentano la stragrande maggioranza, e don Maurizio Patriciello non saranno lasciati soli. Lo Stato è presente e continuerà ad esserlo».

Il racconto di don Patriciello dopo l’intimidazione

«Io non l’ho visto, non me l’aspettavo. Mi ha dato l’involucro durante l’Eucarestia, ma io il proiettile non l’ho visto, né ho visto quel che è successo dopo», ha raccontato don Maurizio. «Se davvero ha detto che l’hanno mandato, va capito chi lo ha mandato e perché. Poi ha aggiunto: “Tanto a me non mi fanno niente, perché sono stato dichiarato incapace di intendere e di volere”, e queste sono parole pericolose, perché qualcuno si serve di lui sapendo che non è perseguibile come gli altri. Mi rifiuto di credere che nel 2025 in Italia si debba vivere così».

Il sacerdote ha aggiunto: «Questi due anni dall’arrivo del governo Meloni non sono stati un fallimento. Al contrario, nonostante la presenza così massiccia dello Stato, siamo ancora in questa situazione. Non bisogna dimenticare che il Parco Verde è diventato un cancro perché è stato abbandonato per 40 anni». Poi ha espresso amarezza: «Mi dispiace, perché lo conosco da anni, ma soprattutto perché ha commesso questo gesto durante la messa per i bambini e durante l’Eucarestia. È stato un gesto blasfemo».

Paura per i bambini e analisi delle «stese»

Al Corriere della Sera ha confidato: «Ho avuto paura innanzitutto per i bambini. Ce n’erano tanti che seguivano la messa e non sopporto che debbano trovarsi in situazioni di tensione. È una cosa che proprio non riesco a tollerare».

Ha spiegato anche il significato delle “stese”: «Sabato ci sono state due stese, e le stese non vengono mai organizzate a caso. Vogliono sempre trasmettere qualcosa. Se quella gente ha sentito il bisogno di farsi sentire sparando all’impazzata per le strade del quartiere può voler dire una cosa sola: a Caivano e dintorni la malavita organizzata, ben radicata da anni, ha ricevuto in questi ultimi mesi un durissimo colpo. Carabinieri e polizia non si sono fermati un solo istante, il commercio della maledettissima droga è diminuito a vista d’occhio, i capi clan quasi tutti in carcere».

Infine, a QN ha raccontato: «È stato tutto molto veloce. Solo dopo ho realizzato il significato. Il bossolo potrebbe essere uno di quelli esplosi nella stesa della sera prima. Una provocazione, un messaggio. Ma fatto in chiesa, durante la Messa, davanti ai bambini… questo è davvero troppo».

E ha concluso: «È un modo per dire: “Adesso comandiamo noi”. Lo fanno sempre così: passano sotto casa dei vecchi boss e sparano, è una forma di affermazione territoriale. I clan storici sono stati in gran parte arrestati. Ora altri cercano di prendere il loro posto. Ma il fatto che il messaggio sia stato portato fin dentro la chiesa, durante la Messa dei bambini, mi addolora profondamente».

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