Manfredi-De Luca: sfida per la leadership del centrosinistra in Campania

Il governatore attacca, il sindaco lo ‘archivia’: guardiamo al futuro

Sono ormai lontani i tempi in cui Vincenzo De Luca e Gaetano Manfredi si facevano fotografare fianco a fianco per sostenere la corsa dell’ex ministro dell’Università a Palazzo San Giacomo. Allora serviva mostrare unità per conquistare Napoli; oggi, quell’immagine appare solo un ricordo sbiadito. L’equilibrio tra i due — mai vera alleanza, piuttosto una convivenza utile — è saltato. E lo scontro è diventato aperto, con il futuro del centrosinistra campano tutto da ridisegnare.

De Luca alza il tiro: San Carlo, Plebiscito, Bagnoli e Fico nel mirino

Negli ultimi giorni Vincenzo De Luca ha scelto la linea dura, attaccando il sindaco di Napoli su più fronti. Sul Teatro di San Carlo, la critica è stata feroce: «L’irresponsabilità di qualcuno sta coprendo di vergogna il teatro San Carlo e la città di Napoli. Dopo sei mesi non abbiamo ancora il sovrintendente», ha dichiarato nella sua diretta social del venerdì, riferendosi ai ricorsi presentati da Manfredi contro la nomina di Fulvio Adamo Macciardi.

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«Non ci vuole nulla, si va al consiglio di indirizzo e si vota a maggioranza – ha aggiunto – si sono inventati manovre politiche, imbecillità, semplicemente per fare porcherie clientelari. Leggo che c’è una indagine sulla gestione dei fondi al San Carlo, mi fermo qui».

La solidarietà ai residenti piazza Plebiscito

Poi l’affondo sui maxi eventi in piazza del Plebiscito, diventati un simbolo della politica culturale dell’amministrazione Manfredi: «Voglio esprimere, con sincerità, la mia solidarietà ai residenti e ai cittadini di Napoli che hanno avuto anche un grande disagio. Credo che abbiano ragione», ha detto De Luca. «Abbiamo alle spalle una decina di giorni che hanno provocato veramente un inferno nella città di Napoli che ha paralizzato tutto».

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Il programma di Fico

Non solo. De Luca ha contestato anche la gestione della bonifica di Bagnoli e, soprattutto, ha colpito sul terreno più politico: la candidatura di Roberto Fico alla presidenza della Regione Campania, fortemente sostenuta dal sindaco. «Finché non vedo il programma che vogliono realizzare, per me i candidati non esistono. Chiaro? Cominciamo a fare le persone serie – ha incalzato – non è che decidiamo a Roma, un candidato a me, un candidato a te. E che stiamo in Africa, in Abissinia?». Poi l’avvertimento: «Nessuno ci venga a proporre le palle del reddito di cittadinanza o la chiusura dei termovalorizzatori perché se no li mandiamo a quel paese, per quello che mi riguarda».

Dietro questi attacchi c’è anche la frustrazione per una battaglia politica persa: De Luca aveva chiesto al Governo e al Parlamento di cambiare la legge che vieta il terzo mandato ai governatori. Una richiesta che Manfredi non ha sostenuto, scegliendo anzi di dialogare direttamente con Roma e di appoggiare la soluzione alternativa di candidare Fico. È lì che si è consumata la rottura: non più semplice convivenza, ma scontro aperto.

Manfredi risponde: «Guardiamo avanti, Napoli è il motore della Campania»

Dopo settimane di bordate, Gaetano Manfredi ha deciso di replicare senza citare mai direttamente il governatore, ma inviando messaggi inequivocabili. «È molto importante guardare al futuro, guardare al passato non ha mai aiutato né la nostra città, né la nostra regione», ha dichiarato durante un convegno sull’intelligenza artificiale. «Questa è una fase di cambiamento, ed è giusto che si guardi soprattutto alla regione in una logica di prospettiva di crescita collettiva».

Il sindaco ha rivendicato il ruolo centrale di Napoli: «Noi abbiamo bisogno di un grande progetto di crescita della città e poi capire che Napoli ha un ruolo fondamentale, perché chiaramente è il grande motore, sia dal punto di vista dell’immagine, che per la crescita economica di tutta la regione». Poi ha puntualizzato: «Io penso che nessuno abbia fatto un regalo a Napoli, quindi il vero tema è che noi dobbiamo guardare alla nostra Napoli, non solo come Comune, ma come grande capoluogo della regione».

Ieri, dopo un incontro con Giuseppe Conte e durante le celebrazioni per le Quattro Giornate di Napoli, Manfredi ha rilanciato: «È chiaro che dobbiamo costruire una nuova visione della Regione dove ci deve essere un giusto equilibrio tra i territori con un ruolo importante della città di Napoli che deve farsi carico di tutta la regione».

Le sue parole non sono solo amministrative ma politiche: Napoli deve tornare al centro di una Campania che, secondo Manfredi, negli ultimi anni è stata governata con una visione «salernocentrica». Il sindaco punta a diventare il nuovo riferimento del centrosinistra, pur avendo dovuto accettare — con scarso entusiasmo — l’elezione di Piero De Luca a presidente del PD campano, passo necessario per avere l’ok alla candidatura di Fico.

Una sfida di leadership che ridefinisce il centrosinistra campano

La contrapposizione tra De Luca e Manfredi è ormai la linea di frattura principale del centrosinistra regionale. Il governatore uscente non vuole essere relegato al passato e continua a pesare con la sua rete di potere e con il figlio Piero alla guida del PD campano. Il sindaco, invece, sta costruendo un profilo autonomo, ha scelto di parlare con Roma e con i vertici nazionali del centrosinistra e punta a ribaltare l’asse salernitano per riportare Napoli al centro.

La scelta di non sostenere il terzo mandato e di spingere per Roberto Fico è stata il punto di non ritorno. Da allora i toni sono cambiati: De Luca è passato alle critiche frontali, mentre Manfredi ha cominciato a parlare apertamente di futuro, definendo il governatore «passato» senza mai nominarlo.

Il risultato è un centrosinistra campano diviso e costretto a ridefinire la propria geografia politica. Con la lunga stagione de-luchiana che potrebbe chiudersi, ma non senza resistenze.

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