Per gli inquirenti Andrea sarebbe stato scagionato in cambio di denaro
Un appunto con scritto «Venditti gip archivia x 20.30 Euro» sequestrato lo scorso maggio a casa dei genitori di Andrea Sempio, i loro movimenti bancari di otto anni fa incrociati con quelli dei parenti più stretti e i prelievi cash di 5 mila euro alla volta. E poi le «anomalie» nelle indagini con le alcuni «passaggi» delle intercettazioni «non trascritti» da cui, secondo una recente verifica, emergerebbe la «necessita ‘di pagare quei signori lì’ con modalità non tracciabili».
Parte da Brescia un nuovo capitolo del caso Garlasco su cui la Procura di Pavia, guidata da Fabio Napoleone, sta cercando di far luce ipotizzando che 18 anni fa, sulla scena dell’omicidio della 26enne Chiara Poggi, ci fosse Andrea Sempio, amico del fratello della ragazza, con altre persone.
Proprio nel giorno in cui il gip pavese Daniela Garlaschelli ha convocato accusa, difese e parte civile, per la richiesta di proroga dell’incidente probatorio, poi concessa per altri 70 giorni, il Gico della Guardia di Finanza bresciana, delegata dall’ufficio coordinato dal procuratore Francesco Prete, si è presentato, con i carabinieri, nelle case dell’aggiunto e poi reggente a Pavia fino al 2023, quando è andato in pensione, Mario Venditti. E poi nelle abitazioni dei genitori e degli zii di Sempio, di due carabinieri in congedo, Andrea Spoto e Silvio Sapone, che facevano parte della squadra di pg di Venditti.
Le accuse a Mario Venditti e le indagini sui Sempio
Nei confronti dell’ex pm, ora presidente del Casinò di Campione d’Italia e su cui il suo successore ha trasmesso a Brescia atti che riguardano anche altre vicende pavesi, l’accusa è di corruzione in atti giudiziari. Il sospetto è che abbia «ricevuto una somma indebita di denaro, nell’ordine di 20/30 mila euro – si legge nel decreto – per favorire Andrea Sempio, nell’ambito del procedimento penale», il primo a suo carico ad essere archiviato, in cui rispondeva della morte della sorella dell’amico Marco, uccisa il 13 agosto 2007.
L’appunto manoscritto, secondo la ricostruzione, risale al febbraio 2017, prima che Sempio ricevesse la convocazione per l’interrogatorio: avrebbe saputo in anticipo le «domande che gli sarebbero state rivolte» ed «alcuni elementi rappresentati nell’esposto presentato dalla madre» di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara che per il delitto sta finendo di espiare una condanna definitiva a 16 anni e che si è sempre dichiarato innocente.
Esposto che otto anni fa aveva portato a riaprire la prima inchiesta a carico del 37enne poi finita nel nulla: «ci ho messo 21 secondi» a chiedere l’archiviazione, disse in tv Venditti, ottenendola in 21 giorni. Secondo inquirenti e investigatori, sarebbe stato scagionato in cambio di versamenti di denaro di cui, con le nove perquisizioni di stamane e con la convocazione nella caserma della Gdf di Pavia dei genitori di Sempio e di uno dei due ex carabinieri, si stanno cercando i riscontri agli elementi finora raccolti.
Le reazioni della difesa e i nuovi elementi dell’accusa
«Con una simile surreale impostazione si destabilizza l’intero sistema giudiziario», tuona Domenico Aiello, difensore dell’ex procuratore Venditti, che in una nota indirizzata anche al ministro Nordio, contesta le accuse nei confronti del suo assistito: «di fronte a un solo rigo di appunto, allo stato privo di autore», il breve manoscritto sequestrato nei mesi scorsi a casa Sempio, «cede il passo un singolare e variegato iter giudiziario, con diverse istanze di revisione respinte, anni e anni di processo». «Altro che segreto investigativo – è un’altra delle accuse del legale – Tutto avviene in diretta, forse è ora di smetterla».
Tra gli elementi raccolti dall’accusa, è scritto nell’atto notificato a Venditti, ci sono le «movimentazione anomale» nei conti correnti della famiglia di Sempio: tra dicembre 2016 e il giugno del 2017 le zie paterne dell’indagato, Ivana e Silvia Maria Sempio, avrebbero «emesso assegni» per 43 mila euro «a favore del fratello Giuseppe», padre di Andrea. Entrambi, padre e figlio, nello stesso periodo, avrebbero prelevato «contanti per 35mila euro».
A ciò si aggiungono «contatti opachi» tra il giovane e i suoi familiari, con Spoto e Sapone poco prima dell’interrogatorio, di cui avrebbe saputo il contenuto. Le presunte omissioni dei due militari nelle indagini del tempo, come la mancata trascrizione di passaggi di intercettazioni che in questi mesi sono quindi state riascoltate e riscritte.
Come quella in cui Giuseppe Sempio spiegava ad Andrea: «Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate. Non è che …. Massimo se ti infila dentro qualche domanda che non … gli dici guardi io non mi ricordo, sono passati dieci anni». «Sconcertati» dall’ennesimo colpo di scena di questa lunga vicenda giudiziaria i genitori di Chiara, il cui omicidio rappresenta per loro «una ferita che non si rimargina mai», per l’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Stasi, «le nuove accuse sono di una gravità inaudita», mentre per il legale di Sempio «fanno ridere».