Il provvedimento passa al Senato per l’ultimo passaggio
La mattinata a Montecitorio resterà negli annali. La Camera ha approvato in terza lettura, con 243 voti favorevoli e 109 contrari, la riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri: un passaggio decisivo verso un sistema giudiziario più equo, finalmente improntato al principio del giusto processo. È stato un successo per il governo Meloni, che mantiene fede agli impegni presi davanti agli italiani e che onora una battaglia storica della destra di governo e del centrodestra tutto. Ora manca solo l’ultimo passaggio in Senato.
Proteste, urla, accuse
Ma alla soddisfazione della maggioranza si è contrapposto il nervosismo delle opposizioni. Incapaci di celebrare una riforma che in passato loro stesse avevano sostenuto, hanno scelto la via del caos: proteste, urla, accuse di «scena patetica» e addirittura l’occupazione dei banchi del governo. Il pretesto? Gaza. Come se applaudire in Aula per una riforma fosse un affronto, e come se il Parlamento italiano potesse trasformarsi all’improvviso in un’arena geopolitica.
Operazione fatta chiaramente per spostare l’attenzione dal successo del Governo alla loro agenda politica. Un espediente per coprire la sconfitta e parlamentare, a cui si aggiunge la consueta dose di ipocrisia: nei dieci anni di governi di sinistra, non si è visto un solo atto concreto per riconoscere lo Stato di Palestina o per fare ciò che oggi pretendono dal governo Meloni. Mai un coraggio reale, solo slogan buoni per i titoli dei giornali e per qualche sciopero sindacale. Questa è la sinistra di oggi: svilente sciatteria politica, parole vuote e infinite contraddizioni.
La scelta: giudicante o di requirente
Mentre le opposizioni agitavano Gaza come diversivo, il Parlamento italiano ha scritto una pagina importante della propria storia. La riforma modifica l’articolo 104 della Costituzione: d’ora in avanti, chi entra in magistratura dovrà scegliere sin dall’inizio se intraprendere la carriera di giudicante o di requirente, senza più possibilità di passaggi di ruolo. Il Consiglio superiore della magistratura si sdoppierà in due organi distinti, e un’Alta Corte Disciplinare vigilerà sull’operato dei magistrati.
Un cambiamento radicale, che restituisce equilibrio tra accusa e difesa, libera la magistratura dal peso delle correnti e mette fine al sospetto di commistioni e favoritismi. Il cammino ora prosegue in Senato per l’ultima lettura, prima del referendum confermativo nella primavera del 2026, quando saranno gli italiani a pronunciarsi. Il centrodestra consegna al Paese una giustizia più giusta, più moderna, più rispettosa dei diritti di tutti. Le opposizioni, ancora una volta, consegnano solo il teatrino delle polemiche.