Goldman Sachs: deficit sotto il 3% nel 2026
Una manovra che ruoterà attorno al tema della famiglia nelle intenzioni della maggioranza, e il cui cantiere riparte dalle entrate, con 8,4 miliardi in più nei primi sette mesi rispetto a un anno prima, ma con uno stop da Forza Italia al «pizzicotto» fiscale che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti vorrebbe dare alle banche.
Il governo di Giorgia Meloni riparte dalle entrate nel costruire la legge di bilancio, con il caveat che, stando al nuovo Patto concordato con l’Europa, i soldi in più sul bilancio 2025 vanno usati a riduzione del debito, e non per finanziare nuovi interventi nell’esercizio successivo. Le buone notizie sul fronte dello spread, ridotto sotto i 90 punti base e con la Francia che ormai tallona l’Italia nel primo posto della classifica negativa, non produrrebbero un risparmio particolarmente significativo. Il 3,50% pagato dai Btp decennali è in linea con i valori di fine 2024: la riduzione del costo del debito innescata dai tagli Bce rischia di venire mangiata dalla corsa al rialzo dei tassi globali guidata dagli Usa di Trump.
I rischi sul debito e le previsioni di crescita
Ma il governo punta a cavalcare l’onda positiva dei Btp ora che è in vista un’uscita dalla procedura Ue per deficit eccessivo: il disavanzo – secondo Goldman Sachs – scenderebbe sotto il 3% del Pil già nel 2026 e «l’orientamento fiscale relativamente cauto è stato fondamentale per ancorare le aspettative degli investitori».
Secondo la banca d’investimento, più che la spesa per la difesa in base agli impegni Nato e il finanziamento dei tagli Irpef, sono «la riduzione della migrazione netta o il congelamento dell’età pensionabile legale» a mettere a rischio la stabilizzazione del debito a partire dal 2027. «Pertanto, prevediamo che il governo modificherà solo marginalmente i requisiti pensionistici». Prudenza, dunque.
Oxford Economics, fra gli altri, avverte che «l’elevato debito e la bassa crescita» potrebbero riportare lo spread a circa 120 dagli attuali basi livelli dovuti alla stabilità politica italiana. Lo 0,5% di crescita acquisita per il 2025 dà un aiutino alle entrate, anche se i numeri non si scostano molto dalle previsioni di assestamento di metà anno: le entrate tributarie dei primi sette mesi dell’anno, pari a 336,8 miliardi di euro, segnano un rialzo di 8,4 miliardi sullo stesso periodo del 2024, pari a +2,6%, dove la fetta più grossa va agli oltre tre miliardi in più dal gettito Iva.
Su questo sfondo arrivano le parole del ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani, che al Forum Ambrosetti a Cernobbio ha gelato l’offensiva della Lega per trovare risorse tassando di più le banche e in particolare i buyback: «sono assolutamente contrario, non serve a niente, spaventa gli investitori, non è questo il modo per intervenire, serve un dialogo, serve un confronto». Fari puntati dunque, a Cernobbio, su quel che dirà Giorgetti il cui intervento è atteso domani.
Il nodo delle risorse e le misure per la famiglia
Lo ‘stop’ di Tajani rischia di allargare la ‘caccia alle risorse’ per finanziare le intenzioni di spesa della maggioranza, con il rebus di far stare insieme la riduzione dell’Irpef per il ceto medio con la nuova rottamazione voluta dal leader della Lega Matteo Salvini. Fra i desiderata sul tavolo della maggioranza, poi, l’ipotesi di alzare la soglia esentasse dei buoni pasto, il rafforzamento delle detrazioni per i figli, il Piano casa con aiuti alle giovani coppie. agevolazioni alle mamme lavoratrici e una nuova estensione del congedo parentale.