La scelta di un sindaco divide l’opinione pubblica e chiama la politica
La decisione del sindaco di Casal di Principe di vietare ai minori di circolare la sera senza la presenza di un adulto sta facendo discutere. È già il secondo provvedimento del genere in pochi mesi, dopo quello adottato questa estate in un comune turistico della Calabria. Non si tratta, quindi, di un episodio isolato ma di un campanello d’allarme che i sindaci – le istituzioni più vicine ai cittadini – stanno lanciando. E forse hanno ragione.
Ma non possiamo dimenticare l’altra faccia della medaglia: minori che hanno ucciso coetanei per conto della camorra, arrivando a seppellire corpi con una ferocia che non conosce più confini. È questo il quadro che oggi racconta la condizione minorile in Italia: un mix di fragilità, rabbia e violenza diffusa che non può essere ignorato.
E allora sì, forse misure come questa non saranno la «soluzione finale», ma sono un tentativo. Bisogna provarle tutte, perché quando muore un ragazzino ammazzato, non muore solo lui e non soffre solo la sua famiglia: muore un pezzo di comunità, muoiono le speranze di tutti, e tutti i nostri figli sono in pericolo ogni giorno, a ogni ora.
La necessità di soluzioni condivise
E qui entra in gioco un punto fondamentale: i sindaci, prime sentinelle sui territori, istituzioni di prossimità che ogni giorno raccolgono le difficoltà delle famiglie, se arrivano a mettere in campo provvedimenti così forti, forse non stanno solo «provocando». Stanno lanciando un messaggio chiaro al legislatore: ascoltateci, perché qui il disagio è reale. L’esempio lampante è stato quello di Caivano, del suo centro sportivo e di don Patriciello, uno che di antenne sul territorio se ne intende e come.
Per questo, accanto ai provvedimenti locali, bisognerebbe aprire un tavolo di confronto con tutti gli attori in campo – scuola, associazioni, istituzioni, forze dell’ordine – per arrivare a soluzioni realmente efficaci. La forza delle idee non deve piegarsi alle logiche di consenso immediato: serve ridare autorevolezza alla politica, recuperare la consapevolezza che pagare il prezzo altissimo dell’impopolarità forse non premia subito, ma nel tempo può risolvere problemi strutturali. Si chiama lungimiranza politica. Ed è esattamente ciò di cui oggi abbiamo bisogno.