Il culto delle anime pezzentelle è una pratica popolare profondamente radicata nella cultura napoletana. Nato a seguito delle grandi epidemie che videro vittime inumiliate da sepolture collettive, questo culto ha trasformato i resti anonimi di defunti in interlocutori spirituali capaci di intercedere per i vivi. In cambio di preghiere e cura, le anime purganti offrivano protezioni o piccoli favori: era il principio del «refrisco», cioè l’alleviamento della pena che esse invocavano per sperare nella salvezza.
Origini e nascita del culto delle anime pezzentelle
Il culto delle anime pezzentelle affonda le sue radici nel XVII secolo, durante la peste del 1656 e le successive grandi epidemie che decimarono Napoli. Migliaia di morti non ebbero una sepoltura dignitosa e furono deposti anonimi in fosse comuni o cripte sotterranee. In tale contesto nacque l’usanza da parte dei vivi di «adottare» un teschio, una capuzzella, considerata sede dell’anima pezzentella, e di prendersene cura attraverso preghiere e gesti di pietà popolare.
Questo gesto era accompagnato dalla richiesta di una grazia: trovare lavoro, amore o fortuna (spesso numeri per il lotto). In cambio, l’anima riceveva il refrisco, ossia sollievo dalle pene del Purgatorio.
Il rituale dell’adozione e il refrisco
Nel rito tradizionale i fedeli selezionavano un teschio tra le ossa ammucchiate in ipogei comuni come il Cimitero delle Fontanelle o Santa Maria del Purgatorio ad Arco. Dopo averlo pulito e lucidato, lo si adornava con un fazzoletto ricamato, un cuscino, lumini, fiori, rosario e piccoli oggetti votivi.
L’anima pezzentella, attraverso un sogno, si faceva riconoscere e iniziava a «chiedere» il refrisco: cioè, un refrigerio spirituale per alleviare la sua pena. Se il teschio «sudava» (una condensa umida era interpretata come segno di grazia), il devoto continuava a prendersene cura; al contrario, segni di sofferenza erano considerati cattivo presagio. In cambio dell’aiuto, l’anima esaudiva le richieste quotidiane del fedele, un matrimonio, una guarigione o una vincita, rafforzando il legame vivente-morti.
Luoghi simbolo e persistenza della devozione
Tre luoghi sono associati al culto delle anime pezzentelle: il Cimitero delle Fontanelle (Rione Sanità), la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, e la Chiesa di Santa Luciella ai Librai.
Nel Cimitero delle Fontanelle riposano circa 40.000 resti anonimi, molti dei quali venivano adottati da popolane (note come ‘e maste) che curavano teschi e mantenevano viva la devozione.
Alla chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco si trova l’ipogeo sotterraneo con nicchie e altarini dedicati alle anime pezzentelle: qui la figura più venerata è il teschio di Lucia, giovane sposa morta, che viene invocata come protettrice delle spose.

Anche la Chiesa di Santa Luciella custodisce teschi venerati come «anime del Purgatorio»: uno dei più famosi è il teschio con le orecchie, ritenuto particolarmente sensibile alle preghiere.
Malgrado il divieto ufficiale da parte della Chiesa cattolica nel 1969, il culto delle anime pezzentelle continua a sopravvivere grazie alla devozione popolare e al turismo culturale. Ancora oggi i devoti depositano note, fiori, ex‑voto e lasciano piccoli segni di riconoscenza nei luoghi sacri.