Incendio alla Torre Spinella: il degrado delle fortificazioni aragonesi tra accampati e ratti

Le Torri Aragonesi: un simbolo della grandezza di Napoli

Le Torri Aragonesi di via Marina, un tempo simbolo della grandezza storica di Napoli, oggi sono il volto del degrado e dell’abbandono. Un luogo che un tempo era considerato inespugnabile, oggi è diventato sinonimo di incuria, marginalità sociale e assenza istituzionale. Domenica si è sfiorata la tragedia: un incendio divampato nel fossato della torre Spinella ha distrutto un accampamento di fortuna abitato da senza fissa dimora. Le fiamme, secondo quanto emerso, sarebbero partite accidentalmente da un fuoco acceso per riscaldare del cibo.

Al momento dell’arrivo dei vigili del fuoco, l’accampamento era deserto. L’incendio è stato domato rapidamente, ma pompieri e turisti hanno assistito a una scena raccapricciante: un vero e proprio esodo di ratti, spaventati da fumo e fiamme, in fuga verso la strada in cerca di riparo.

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Non si tratta del primo episodio. Già un anno fa si verificò un incendio analogo nella stessa area, a conferma del fatto che nessuna misura concreta di messa in sicurezza sia stata adottata nel frattempo. Eppure, da circa una settimana – come segnalato da Alfredo Di Domenico, cittadino attivo – la torre Spinella era stata transennata come un cantiere, ma senza alcun cartello che indicasse la natura dei lavori.

Un cantiere che aggrava il degrado

Proprio nei giorni scorsi ci eravamo recati sul posto per documentare con foto il degrado che circonda l’intero complesso e l’area «cantierizzata». Secondo fonti vicine all’amministrazione comunale, i lavori in questione sarebbero di competenza del Demanio, che negli anni ha speso fondi per la pulizia del fossato e l’installazione di reti anti-rifiuti. Un intervento da oltre 70mila euro che però si è trasformato in un ulteriore accumulo di spazzatura.

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L’area, nei pressi della mensa del Carmine, viene utilizzata quotidianamente da senzatetto e persone in difficoltà per consumare i pasti offerti gratuitamente. Spesso, ciò che non viene mangiato finisce direttamente nel fossato: sacchetti e avanzi lanciati oltre il margine alimentano la presenza costante di ratti, che si nutrono dei resti e si muovono indisturbati tra i giardinetti e le mura delle torri.

La torre Spinella è la più colpita dal fenomeno: bivacchi, rifiuti, topi. Ma la situazione non è migliore alla torre Brava, a pochi passi dalla fontana della Marinella, dove si registra anche una presenza diffusa di tossicodipendenti. È qui che si consuma un’altra emergenza, quella legata al consumo di eroina. Le immagini pubblicate dal quotidiano «Il Mattino» mostrano la fontana trasformata in un contenitore pieno di siringhe usate.

Iniziativa personale e polemiche social

Dopo la pubblicazione delle foto, l’assessore alla II Municipalità, Salvatore Iodice, ha avviato un’iniziativa personale documentata sul suo profilo TikTok. Armato di guanti, secchio e pinze, si è recato sul posto per ripulire la fontana. Un gesto che ha diviso l’opinione pubblica: in molti hanno apprezzato l’azione concreta, ma altri hanno criticato l’improvvisazione, evidenziando l’utilizzo di un semplice secchio da pittura e la mancata chiarezza sullo smaltimento dei rifiuti pericolosi.

Quel tratto di via Marina, tra le torri, la mensa e la basilica del Carmine, è oggi uno dei punti più degradati della città. Tra bonifiche e lavori annunciati e mai partiti, accampamenti abusivi, sporcizia, tossicodipendenza e topi, la situazione è fuori controllo.

L’urgenza di un intervento istituzionale

Le istituzioni – il Demanio, il Comune, il sindaco Gaetano Manfredi e gli assessori competenti – non possono più ignorare quello che sta accadendo. Serve un intervento concreto, non solo per restituire decoro a un bene storico, ma soprattutto per affrontare l’emergenza sociale che si consuma ogni giorno sotto gli occhi di tutti.

Serve un tavolo permanente, una «cabina di regia» come quella annunciata nel 2021 e mai decollata. Bisogna tornare sul posto, coinvolgere assistenti sociali, parlare con chi vive ai margini, ascoltare e intervenire. Non si tratta solo di restituire un pezzo di città alla collettività, ma di salvare vite umane, spesso giovani, che vagano tra quelle mura antiche, ignorati da tutti.

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