Trump: «Ricavi ai più poveri»
A pochi giorni dall’entrata in vigore della tariffa del 15% l’Europa spinge per ottenere le esenzioni concordate da Ursula von der Leyen e Trump in Scozia e conferma la sua linea morbida, annunciando in via ufficiale il congelamento per sei mesi del listone di controtariffe da 93 miliardi. Il voto sulla sospensione delle misure messe in campo dall’Ue è previsto per martedì, con uno slittamento di 24 ore rispetto ai tempi programmati. Nella sostanza, non cambia nulla. La Commissione non ha alcuna intenzione di rialzare la tensione con Washington ma si aspetta «un gesto» dalla controparte americana sui cosiddetti prodotti strategici.
La trattativa resta in salita e sono in pochi, a Bruxelles, a pensare che possa concludersi positivamente per l’Ue nel giro di pochi giorni. Dall’altra parte il presidente americano non perde occasione per rivendicare la sua strategia delle tariffe. Le «centinaia di miliardi di dollari» generati dai dazi serviranno a ridurre il debito pubblico ma ha ipotizzato anche una «distribuzione o un dividendo per i cittadini del nostro Paese, direi per le persone a medio e basso reddito», ha annunciato il tycoon provando così ad allargare il consenso interno per la sua tattica commerciale.
E tornando ad accusare il suo predecessore alla Casa Bianca: «Avremmo dovuto ridurre il debito molti anni fa e io l’ho fatto durante il mio primo mandato con la Cina. Non siamo riusciti a fare il resto a causa del Covid. Di nuovo, è che Biden ha rovinato tutto», sono state le sue parole. Nel Vecchio continente, certamente, non si respira un’aria di trionfalismo.
Bruxelles tiene il punto sull’accordo del 27 luglio
Eppure la Commissione, sulla bontà dell’intesa del 27 luglio, tiene il punto. «L’accordo ripristina la stabilità e la prevedibilità per i cittadini e le imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico. Garantisce il mantenimento dell’accesso delle esportazioni dell’Ue al mercato statunitense, preserva le catene del valore transatlantiche, salvaguarda efficacemente milioni di posti di lavoro e fornisce la base per una cooperazione strategica tra Ue e Usa», ha sottolineato Olof Gill, uno dei portavoce dell’esecutivo comunitario, spiegando che «l’Ue continua a collaborare con gli Stati Uniti per finalizzare una dichiarazione congiunta».
In un passaggio del suo intervento la Commissione fa capire che spetta innanzitutto a Washington fare il passo decisivo. Con la tariffa del 15% «l’Ue ottiene un immediato sgravio tariffario rispetto alle tariffe annunciate dagli Usa il 2 aprile. Gli altri elementi dell’accordo devono ora essere attuati dagli Stati Uniti», ha spiegato Gill. Con un’appendice: il 15% include l’aliquota della Nazione più favorità (4,8%) e rappresenta «il limite massimo» da applicare ai prodotti europei.
Tradotto: l’Ue si aspetta che Trump, in ossequio alla stretta di mano con von der Leyen, abbassi dal 27,5% al 15% i dazi sulle auto e benedica l’intesa sulle quote di import che toglierebbe il comparto dell’acciaio e dell’alluminio dal fatale 50% imposto nei mesi scorsi dalla Casa Bianca. Parallelamente Bruxelles, da qui al 7 agosto, punta ancora alla messa a punto di quelle esenzioni – dagli aerei, ai farmaci, agli alcolici – che addolcirebbero l’intesa con gli Usa.
Polemiche interne e divisioni tra i Paesi dell’Ue
Anche perché sul patto scozzese non si placano polemiche e delusioni. Viktor Orban è tornato all’attacco parlando di «autogol» e promettendo che «l’Ungheria si difenderà da sola». Da Washington, il ministro delle Finanze tedesco Lars Klingbeil ha sottolineato di non poter essere soddisfatto. Nel negoziato «siamo stati troppo deboli», ha osservato il ministro che, nell’incontro con il segretario al Commercio Scott Bessent, si focalizzerà sulla necessità di trovare un’intesa sul comparto dell’acciaio, cruciale per l’industria tedesca. Il rischio, per la Commissione, è che al rientro a settembre i singoli Paesi, pressati dalle imprese, comincino a muoversi in ordine sparso.