Provvedimento per rafforzare l’indipendenza alimentare e l’innovazione
Con l’approvazione del disegno di legge Coltivaitalia, il governo Meloni lancia un segnale: l’agricoltura italiana torna al centro della politica economica e strategica nazionale. Un provvedimento atteso, urgente, necessario. E soprattutto concreto. Un miliardo di euro di risorse aggiuntive si sommano agli 11 miliardi già stanziati in questi anni per il comparto agroalimentare, rendendo questa legislatura la più impegnata in assoluto nel rilancio del settore primario.
I fondi e le misure previste
Il ministro Francesco Lollobrigida ha definito il ddl come «uno dei più importanti provvedimenti della storia dell’agricoltura italiana». E i numeri lo confermano: 300 milioni per il Fondo per la sovranità alimentare, 300 milioni al settore dell’allevamento, 300 milioni al comparto olivicolo, 150 milioni per il ricambio generazionale e 13,5 milioni per ricerca, innovazione e semplificazione. Senza dimenticare le misure per facilitare l’accesso al credito e le terre in comodato gratuito ai giovani agricoltori per 10 anni: una vera e propria rivoluzione nella lotta al drammatico invecchiamento del tessuto produttivo agricolo.
Nel pieno di una crisi geopolitica internazionale, Coltivaitalia rappresenta una risposta forte alla necessità di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, la stabilità delle filiere e la tutela del consumatore. Non è solo un piano di aiuti economici, ma un progetto di visione: ridurre la dipendenza alimentare dall’estero, valorizzare i prodotti italiani, potenziare la produzione interna anche per l’export, con una particolare attenzione a settori chiave come cereali, legumi e foraggi per la mangimistica.
Il ricambio generazionale come priorità
Uno degli assi portanti del ddl è il ricambio generazionale. Oggi, l’agricoltura italiana è tra le più «anziane» d’Europa, con un’età media degli imprenditori agricoli che sfiora i 60 anni. Coltivaitalia interviene su questo fronte con un’azione concreta: offrire ai giovani la possibilità di iniziare a coltivare gratuitamente, disponendo della terra come mezzo di produzione essenziale. È un messaggio forte alle nuove generazioni, spesso scoraggiate da burocrazia, costi e barriere di accesso: l’agricoltura può tornare a essere una scelta di vita, di libertà, di futuro.
Un modello per l’Europa
Non è un caso che Coltivaitalia arrivi mentre in Europa si discutono tagli alla PAC e si fanno scelte che lo stesso Lollobrigida ha definito «involutive». Mentre Bruxelles rallenta, l’Italia accelera. Lo sottolinea anche Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare: «È un buon punto di partenza per rafforzare l’indipendenza alimentare, rivitalizzare le aree rurali e investire su tecnologia e innovazione». Il nostro Paese si propone dunque come modello per un’Europa più sussidiaria, cooperativa, non burocratica.
Come ha dichiarato l’on. Marco Cerreto, Coltivaitalia è «un’iniezione di liquidità senza precedenti» e al tempo stesso un’azione di politica identitaria: rafforzare il legame tra terra, lavoro, comunità e sovranità. In una fase storica in cui la globalizzazione ha mostrato le sue fragilità, questo piano riconnette l’Italia alle sue radici e, al tempo stesso, la proietta nel futuro con strumenti moderni, investimenti mirati e una visione coerente.
Coltivaitalia non è uno slogan, ma una direzione di marcia. È la dimostrazione che si può fare politica agricola guardando al domani, senza lasciare indietro nessuno: né i giovani, né le filiere in difficoltà, né i territori più fragili. È una sfida che il governo Meloni ha raccolto con coraggio, nella convinzione che un’Italia più forte passi anche – e soprattutto – da chi la coltiva.