Dalla sentenza di Napoli l’urgenza di una legge sulla patria potestà
A Napoli, e più precisamente al tribunale civile, nei giorni scorsi è accaduto un fatto più unico che raro e, ovviamente, tutto è passato in cavalleria, poiché l’opinione pubblica, purtroppo, di questi tempi è più attratta dai video su TikTok dei sedicenti superiori che narrano le vicende delle mogli dei potenti negli aeroporti romani.
Tuttavia, la notizia importantissima che è emersa riguarda la prima condanna emessa dal tribunale civile di Napoli nei confronti di due genitori, obbligati a risarcire con 15.000 euro la vittima di una brutale aggressione compiuta dal loro figlio minorenne contro un coetaneo nel centro storico della città.
L’aggressione, avvenuta «senza apparente motivo», è stata realizzata con un oggetto contundente che ha causato lesioni permanenti. Questa azione è stata giudicata di tale gravità dai giudici da evidenziare una inadeguatezza nell’educazione impartita in famiglia.
La famiglia non è solo un valore: è una responsabilità
In sostanza, cosa fa emergere il tribunale con questo tipo di sentenza? Che la violenza gratuita e l’uso di un’arma sono stati ritenuti sintomo evidente di un’indole deviata, segno di una formazione familiare inadeguata. Anche la presidente del tribunale dei minori di Napoli, Paola Brunese, ha definito la decisione giusta e ineccepibile, lanciando un forte segnale affinché i genitori vengano richiamati alle loro responsabilità educative.
Tutto questo rappresenta un precedente importante per l’intero Paese, ribadendo che il ruolo educativo della famiglia non è solo teorico: in presenza di comportamenti gravi e violenti di un figlio, esso può e deve tradursi in obblighi almeno patrimoniali. I genitori non possono più nascondersi dietro un dito: devono dimostrare concretamente di aver vigilato e fornito un’educazione adeguata.
Un appello alla politica: servono leggi più coraggiose
Più volte si è sentito dire che i genitori non sono all’altezza del compito e che, quindi, andrebbero aiutati. La politica approfitti allora di questa sentenza di primo grado e intervenga con politiche di sostegno, per cercare almeno di mettere un freno a questo triste e ormai incontrollato fenomeno della devianza giovanile.
Non possiamo più assistere a morti innocenti per le strade, a ragazzini che circolano senza casco e senza assicurazione sugli scooter, con armi nelle tasche: una mattanza che abbiamo tutti il dovere di fermare al più presto, a partire dai singoli, passando per la società civile, fino ad arrivare alla politica.
È vero che i ragazzini non hanno colori né colpe, ma allo stesso tempo, però, non possono avere giustificazioni per gesti estremi. Bisogna che tutti si rimbocchino le maniche e che la politica di oggi mostri più coraggio, fino al punto di essere anche impopolare e, se necessario, proponga una legge che, in casi estremi, consenta la perdita della patria potestà. I tempi sono cambiati: un ragazzino di 13 anni oggi non è più quello di 30 anni fa.