Colleghe che si sarebbero licenziate
Fanno i nomi di colleghe che si sarebbero licenziate, forse proprio per sfuggire agli abusi sessuali perché in quel luogo di lavoro «molestare sessualmente le dipendenti è normale»: attendono riscontri le dichiarazioni contenute nelle denunce di due dipendenti dell’Hotel Oriente di Napoli le quali hanno puntato il dito contro due loro superiori, entrambi licenziati dalla proprietà della struttura alberghiera partenopea. Tra i nomi citati anche quello di una loro collega morta suicida. A supporto delle loro affermazioni, una delle due donne ha consegnato agli investigatori foto e messaggi WhatsApp recuperati da tre suoi cellulari.
Per sfuggire agli abusi – subiti, sostiene, per l’impossibilità di potersi licenziare a causa del suo stato di bisogno – la donna ha dichiarato di aver anche intrapreso una relazione sentimentale con uno dei due indagati. Un rapporto interrotto qualche mese dopo, che però l’avrebbe fatta cadere dalla padella alla brace: alle richieste di carattere sessuale e alle molestie, che non si sarebbero fermate, si sarebbero aggiunti pressanti messaggi in chat, anche offensivi. La donna riferisce di essere arrivata, l’anno scorso, anche a pensare di togliersi la vita.
Dello stesso tenore le dichiarazioni dell’altra presunta vittima, più giovane della prima, anche lei bisognosa di lavorare per assistere la madre afflitta da una grave malattia. La ragazza cita uno stanzino dove uno dei due superiori l’avrebbe indotta, in più occasioni, a compiere atti sessuali. Ma gli abusi sarebbero avvenuti anche in ascensore e in altri locali dell’albergo.
Le avances non sarebbero cessate neppure quando, a un certo punto, ha cominciato a rifiutrsi, sapendo che questo le sarebbe potuto costare il posto. La ragazza riferisce inoltre di avere subito lo stesso tipo di pressioni anche dall’altro indagato, superiore del primo e di essere stata preda di stati di ansia di cui anche alcuni colleghi si sono accorti.