Franco Del Prete: il cuore pulsante del Neapolitan Power

Un batterista e autore che ha definito un’epoca musicale

Classe 1943, Franco Del Prete, uno dei protagonisti più influenti della musica napoletana, nasce a Frattamaggiore e intraprende una carriera che lo vedrà diventare un punto di riferimento per il panorama musicale italiano.

Batterista e autore raffinato, negli anni ’60 entrerà a far parte degli Showmen, un gruppo che segnerà una svolta nella sua carriera. Con la band, Del Prete parteciperà a eventi di rilievo, come la vittoria al Cantagiro nel ’68 con una reinterpretazione rhythm & blues di «Un’ora sola ti vorrei». Inoltre, il gruppo si distinguerà anche sul palco del Festival di Sanremo, dove presenterà «Tu sei bella come sei».

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La sua abilità tecnica alla batteria si fonde con una grande sensibilità compositiva, che gli permetterà di creare brani originali ed emozionanti. Del Prete è noto per la sua versatilità, collaborando con artisti di vari generi e lasciando un’impronta indelebile nella musica d’autore italiana. La sua carriera, sempre innovativa e ricca di spunti, ha contribuito in modo significativo all’evoluzione della musica in Italia.

Gli Showmen: tutti i membri della formazione

– Mario Musella – voce e basso
– James Senese – sax, flauto, percussioni e voce
– Elio D’Anna – sax, flauto
– Carlo Manguso – chitarra
– Giuseppe Botta – chitarra
– Leonardo Palomba – sax, flauto
– Silvio Iaccarino – organo Hammond e tastiere
– Mario Izzo – chitarra
– Luciano Maglioccola – tastiere
– Franco Del Prete – batteria e percussioni
– Luciano Gargiulo – batteria e percussioni (turnista dal 1970 al 1972)

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Il Neapolitan Power: i Napoli Centrale e gli Showmen 2

Nel 1975, insieme all’amico di sempre James Senese, getterà le basi per un progetto destinato a lasciare un segno profondo nella storia della musica italiana: i Napoli Centrale. Dopo il tentativo di rianimare gli Showmen 2 in seguito all’uscita di Mario Musella, Del Prete volterà pagina e contribuirà a dare vita a una nuova formazione che saprà fondere spirito ribelle, sperimentazione e radici popolari.

Un mix potente di jazz-rock e atmosfere mediterranee, mentre i testi – scritti da Del Prete in dialetto napoletano – racconteranno la fatica, l’orgoglio e la dignità della gente comune. «Campagna», il loro primo singolo, ne sarà l’esempio più diretto: un grido poetico che si alza dai campi e arriva fino alle metropoli europee.

Con tre album all’attivo e una serie di concerti in tutta Europa, tra cui l’acclamata partecipazione al Montreux Jazz Festival, i Napoli Centrale riusciranno a conquistare pubblico e critica, affermandosi come pionieri di un nuovo linguaggio musicale. Ma il vero lascito del gruppo andrà oltre le classifiche: il loro successo contribuirà in modo decisivo alla nascita del Napule’s Power o Neapolitan Power, quel movimento culturale e sonoro che rivoluzionerà la musica napoletana degli anni ’70 e ’80. Tra le fila della band, nel 1978, comparirà anche un giovane Pino Daniele, che impugnerà il basso prima di intraprendere il suo leggendario percorso da solista. Sarà l’inizio di una nuova era.

Gli Ascenn e Gino Paoli

All’inizio degli anni ’80, dopo lo scioglimento dei Napoli Centrale nel 1979, Franco Del Prete intraprenderà un nuovo percorso musicale entrando a far parte degli Ascenn, formazione attiva fino alla seconda metà del decennio e composta da Carlo Senatore, Elia Rosa, Alfonso Adinolfi, Peppe Sannino e Umberto Ierbolino. La band si inserirà nel movimento Vesuwave, che affonderà le sue radici nel Neapolitan Power degli anni ’70, unendo funk, fusion e sperimentazione con testi in napoletano.

Nel 1980 Del Prete collaborerà anche con Gino Paoli, suonando la batteria nell’album «Ha tutte le carte in regola». Due anni dopo prenderà parte alla reunion dei Napoli Centrale, ma l’esperienza si interromperà rapidamente, venendo sostituito da Walter Martino.

Con gli Ascenn parteciperà alla colonna sonora del film cult di Renzo Arbore «FF.SS.» (1983), comparendo in una scena live con il brano «Punto zero». Il gruppo si esibirà in quegli anni anche fuori Napoli, portando il sound partenopeo in locali di Roma, Milano e Bergamo.

Le collaborazioni con Eduardo De Crescenzo, Sal Da Vinci e Peppino Di Capri

Nel 1991 Franco Del Prete tornerà sotto i riflettori del Festival di Sanremo, questa volta nel ruolo di autore, collaborando con Eduardo De Crescenzo. È proprio lui a scrivere il testo della canzone «E la musica va», oltre a firmare tutte le tracce dell’album «Cante jondo», confermando così il suo talento nella scrittura musicale.

Tra il 1994 e il 1998 Del Prete avvierà una proficua collaborazione con Sal Da Vinci, contribuendo come autore e musicista a tre album del cantante napoletano. Tra questi spicca il brano «Vera», che raggiungerà un incredibile successo oltreoceano, vendendo ben due milioni di copie negli Stati Uniti.

Nel 2001, Del Prete tornerà ancora una volta sul palco di Sanremo, questa volta al fianco di Peppino Di Capri. Insieme al musicista Marcello Vitale, firma «Pioverà», brano contenuto nell’album «Fase 3», di cui è anche autore di tutti i testi.

La sua abilità come paroliere lo porterà a collaborare con numerosi altri artisti di spicco della scena musicale italiana, tra cui Lucio Dalla, Raiz degli Almamegretta, ‘O Zulù dei 99 Posse, Tullio De Piscopo, Peppe Barra ed Enzo Avitabile, lasciando un segno indelebile nel panorama musicale nazionale.

Il ritorno a Napoli Centrale

Nel 2001, Franco, membro storico dei Napoli Centrale, farà il suo ritorno nel gruppo, portando con sé una nuova energia e una visione creativa che si tradurrà nel disco «Zitte! Sta vennenn’ ’o mammone». In questo album, Franco non solo assumerà la responsabilità di scrivere i testi, ma si occuperà anche di suonare la batteria, un ruolo fondamentale che contribuirà a dare una marcia in più al suono già iconico della band.

Franco Del Prete & Sud Express e Gragnaniello

Nel 2006 nascerà il progetto Franco Del Prete & Sud Express. Con la band, pubblicherà gli album «L’ultimo apache» (2009) e «Radice» (2011), quest’ultimo in collaborazione con Enzo Gragnaniello.

Reggae 4 Shashamene

Del Prete parteciperà nel 2009 e 2014 ai vol. I e II del progetto benefico «Reggae 4 Shashamene», promosso da Elio Fioretti per l’associazione Axum di Messina. Suonerà in «I Shot the Sheriff» (vol. I) e autorizzerà la pubblicazione di «Jatevenne» (vol. II), ballata reggae contro la violenza e la criminalità.

La collaborazione con Senese e l’album «La chiave» con i Sud Express

Nel 2016, Franco Del Prete tornerà a collaborare con l’amico di lunga data James Senese, scrivendo i testi e registrando le parti di batteria per alcune canzoni del nuovo album dei Napoli Centrale, «’O sanghe». Due anni dopo, nel 2018, uscirà l’album «La chiave» con la formazione Franco Del Prete & Sud Express.

L’anfiteatro in memoria di Franco Del Prete

Il 13 febbraio 2020, all’età di 76 anni, si spegnerà a Napoli. Un anno dopo, il 10 febbraio 2021, sarà pubblicata la biografia in prosa «A tempo perso suonavo ogni giorno», come richiesto dal musicista e paroliere prima della sua morte. Il libro è scritto da Mario Schiavone. In sua memoria, l’anfiteatro situato nella Villa Comunale di Frattamaggiore sarà intitolato a suo nome.

Il brano dell’artista: «Dimane»

Il brano «Dimane», scritto da Franco Del Prete, musicato da Piero Gallo e interpretato da Peppe Barra, rappresenta un autentico cammeo partenopeo: un’espressione musicale che, come un dipinto d’altri tempi, racconta la sfumata e dolorosa evoluzione dell’animo umano. La canzone esplora la dialettica tra speranza e rassegnazione, incarnando la passionalità di un amore ormai terminato ma che continua a lasciare le sue tracce indelebili nelle profondità del corpo e della mente.

Del Prete e Gallo, con maestria, compongono una narrazione sonora che si sviluppa come un film in miniatura, capace di evocare un’immagine nitida e potente di Napoli in tutta la sua bellezza e sofferenza, trasmettendo la sensazione di vivere simultaneamente in una città senza tempo e in una perdita irreparabile che non avrà mai più la capacità di far battere il cuore. La musica, intrisa di struggente malinconia, sa suggerire l’idea di un amore che, pur non corrispondendo, resta una ferita viva nella memoria e nel corpo.

A completare la forza emotiva della composizione, l’interpretazione di Peppe Barra eleva l’intero brano, conferendo al testo una dimensione quasi viscerale, unica nel suo genere. La sua voce è il filo che lega ogni parola, ogni nota, trasformando il brano in un racconto tanto intimo quanto universale. Una vera e propria poesia sonora, che sembra immergere l’ascoltatore in un universo dove l’amore è allo stesso tempo sogno e delusione, speranza e disillusione.

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