Terra dei fuochi, l’appello dei cittadini: «Non possiamo più attendere»

Proposto un esposto contro l’inerzia delle istituzioni

Si è svolta ieri sera ad Acerra, in piazza Castello, l’assemblea pubblica del «Comitato Unitario – No 4a linea». Motivo dell’incontro: i continui roghi che, in queste settimane, hanno tolto il fiato agli abitanti della cittadina e a quelli dei comuni limitrofi. Numerosa la partecipazione, tra cittadini e attivisti; qualche passante curioso tende l’orecchio per ascoltare, e un mercoledì d’estate si trasforma così nell’occasione per scoprire le tante anime e voci di questa terra.

La cronaca dei giorni scorsi ha raccontato di incendi sparsi in varie zone – all’apparenza quasi strategici e ben studiati – con interi terreni andati in fiamme, liberando nell’aria veleni di ogni tipo. Basti pensare che il fuoco ha colpito un sito simbolo della Terra dei fuochi: la discarica di Calabricito. Proprio dagli incendi di questi giorni e da Calabricito parte la riflessione pubblica di Giovanni De Laurentis, attivista del comitato. «Calabricito è una zona simbolo per noi, come sappiamo è presente una discarica dal 1996 dove sono stati interrati dei fusti tossici».

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Le accuse all’amministrazione e agli assenti del 10 maggio

De Laurentis apre poi il dibattito ripercorrendo e analizzando gli ultimi eventi, e porta l’attenzione dei presenti sulle assenze «importanti» alla manifestazione del 10 maggio – quella in cui si chiedeva l’attuazione della sentenza Cedu. Si riferisce all’assenza della gran parte delle istituzioni, del sindaco di Acerra ma anche di molti altri sindaci dei comuni colpiti.

«L’amministrazione è stata assente e ha detto che questa non è la fase dei posizionamenti ideologici: questa è la fase delle azioni», dice De Laurentis. «Ebbene, da un’amministrazione che diserta una manifestazione dei popoli dicendo queste cose, noi ci saremmo aspettati un’azione amministrativa senza precedenti e invece non solo sono stati assenti, ma non hanno dato nessun contributo».

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L’attivista ci tiene a precisare che non parla per fare polemica sterile e sottolinea in riferimento alle istituzioni: «La difficoltà è vedere il nostro territorio attaccato da criminali che incendiano cumuli e cumuli di rifiuti e, dall’altro lato, non essere capiti». De Laurentis continua ricordando gli assenti e i «timidi partecipanti» di quel 10 maggio. Tra i primi, i medici – sentinelle del territorio che in passato sono stati più presenti e fondamentali nel dimostrare il nesso tra ambiente e salute – mentre tra i secondi viene registrata la Chiesa.

Proprio sulla Chiesa le voci dell’assemblea sono unanimi: ci si aspettava forse qualcosa in più rispetto a una lettera del Vescovo Di Donna letta il giorno della manifestazione. Giovanni apre la porta a tutti gli attori del panorama pubblico, ma chiede chiaramente un impegno serio e deciso, a partire proprio dalle loro realtà.

Dalla rabbia civile alle nuove forme di protesta

Il dibattito pubblico è sempre occasione di confronto, e tra le varie anime della piazza c’è chi pensa che sia giunto il momento di affrontare, con azioni più decise e forse eclatanti, l’immobilismo del Comune di Acerra. Le proposte sono varie: si va dal portare fuori dai palazzi del potere cittadino una parte di quei rifiuti sversati illegalmente nelle campagne, fino a manifestare simbolicamente alle passerelle politiche vestiti con sacchi della spazzatura. È il segno di una piazza che non ha perso la voglia di combattere.

Tra i tanti prende la parola anche Vincenzo Petrella – attivista e volontario anti-roghi di Acerra – uno che i Regi Lagni li frequenta quasi ogni giorno, insieme allo zoccolo duro di questa battaglia per la salute collettiva. Petrella cerca di placare gli animi più accesi e ricorda : «La battaglia contro la quarta linea dell’inceneritore, per ora, è stata vinta perché il comitato si muove nella legalità ed è composto da gente perbene».

Non manca, però, di denunciare un anomalia: per la mobilitazione del 10 maggio era stato chiesto al Comune l’uso della gradinata e del palco dello stadio. La richiesta era stata respinta perché ritenuti inagibili. Inagibilità che, secondo l’attivista, guarda caso è cessata il giorno dopo la manifestazione. Petrella ribadisce comunque la necessità del dialogo con le istituzioni, con i capigruppo del consiglio comunale, per porre loro una domanda su tutte: «Cosa stanno facendo per la situazione roghi e per rispettare la sentenza Cedu?».

L’appello alla magistratura e la chiusura dell’assemblea

Forse proprio in quel momento, mentre Petrella parla, prende forma l’idea di Alessandro Cannavacciuolo, storico attivista nella Terra dei Fuochi. È seduto su una panchina insieme ad altri. Ascolta in silenzio. Poi si alza, prende la parola. «Un appello chiaro e urgente alla magistratura: non possiamo più attendere. Di fronte a omissioni evidenti e reiterate, è dovere della Procura intervenire». E conclude: «La salute dei cittadini deve essere tutelata con tempestività e fermezza».

Si dibatte brevemente la proposta e l’idea piace. C’è chi propone addirittura di presentare questo «esposto» alla Procura di Nola – competente per il territorio di Acerra – ma anche e contemporaneamente ad altre procure competenti per i comuni limitrofi, come quella di Napoli e quella di Santa Maria Capua Vetere. Si fa un breve riassunto dei punti fissati. L’assemblea si chiude con un nuovo appuntamento: lunedì prossimo. Non si vuole andare oltre luglio per partire con questa azione.

Nel frattempo, «Terra dei fuochi» continua a bruciare. Brucia nelle campagne e nei polmoni, tra l’indifferenza delle istituzioni e la stanchezza di chi però non si arrende e lotta. Mancano controlli, mancano strategie reali, manca lo Stato. E quel che resta – ancora una volta – è solo la gente. Quella più debole. Quella più sola.

Setaro

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