Lollobrigida e la bresaola per gli USA: zero danni, solo vantaggi per l’Italia

Un’opportunità commerciale, non un tradimento identitario

In un momento in cui il dibattito pubblico rischia spesso di deragliare in slogan, ironie salottiere e polemiche sterili, la proposta del ministro Francesco Lollobrigida sull’export di bresaola prodotta con carne statunitense destinata al solo mercato americano merita invece di essere compresa fino in fondo: perché è una scelta concreta, intelligente e potenzialmente vantaggiosa sia per l’Italia che per gli Stati Uniti. Un classico caso win-win.

La realtà dei fatti: nessuna «svendita», nessun danno

Il primo dato da chiarire è semplice ma spesso ignorato: dal 2001 il mercato americano è completamente chiuso alla bresaola italiana a causa delle restrizioni derivanti dalla crisi della «mucca pazza». Nessun salume italiano a base di carne bovina può oggi varcare l’oceano.

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La proposta del ministro – accolta favorevolmente anche dalle associazioni di categoria come Assica e Coldiretti – prevede quindi di produrre bresaola in Italia usando carni statunitensi (provenienti da macelli autorizzati dagli USA) per poi esportarla proprio negli USA. Non si tratta di una bresaola che finirebbe nei supermercati italiani o europei, ma esclusivamente di una produzione mirata, regolata e vincolata.

Chi oggi grida allo scandalo o alla «svendita del Made in Italy» dovrebbe sapere che la bresaola della Valtellina IGP è già oggi prodotta per l’80-90% con carni importate, in larga parte dal Brasile. Non essendo una DOP, il disciplinare non impone l’uso esclusivo di carne italiana. E allora la vera domanda è: perché non sostituire in parte quelle carni con quelle statunitensi, se questo permette di aprire un nuovo e importante mercato di esportazione?

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Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ad Omnibus su La7 è stato molto chiaro: «Oggi compriamo carne per la bresaola quasi esclusivamente dal Brasile, dove i nostri prodotti trasformati arrivano con enorme difficoltà. Al contrario, con gli Stati Uniti abbiamo già importanti rapporti commerciali e relazioni diplomatiche consolidate. Meglio rafforzare quei legami e trasformarli in opportunità reciproche».

La strategia oltre i dazi

Ma l’idea di Lollobrigida non è isolata. Rientra in una più ampia strategia diplomatica ed economica volta ad allentare la tensione sui dazi imposti dagli Stati Uniti, in particolare nel settore agroalimentare. Durante l’incontro del 2 giugno con il Segretario all’Agricoltura USA Brooke Rollins, il ministro ha ribadito il valore di relazioni commerciali equilibrate e sostenibili, evitando le guerre commerciali tanto inutili quanto dannose.

Una strategia che ha già portato risultati concreti: l’Italia è stata il primo Paese europeo a ricevere una visita ufficiale della Segretaria USA, seguita da un invito formale alla Casa Bianca rivolto proprio al ministro Lollobrigida. Un segnale della centralità italiana nei negoziati transatlantici.

Una proposta dei produttori, non imposta dall’alto

Non è stato il governo a imporre la produzione di bresaola con carne americana: sono stati gli stessi produttori italiani a suggerire questa via per aggirare lo stallo commerciale e aprire nuove opportunità. E questo dice molto sulla serietà della proposta. Come ha ricordato anche Davide Calderone (direttore generale di Assica), «la proposta non è una boutade, ma una strategia per sbloccare un mercato importante e attualmente chiuso. Naturalmente occorre valutare l’idoneità delle carni, ma l’idea ha basi tecniche e commerciali solide.»

Oltre la demagogia: un’Italia che difende il Made in Italy… esportandolo

La proposta di Lollobrigida non snatura nulla. Non abbassa gli standard di qualità, non danneggia i produttori italiani, non invade il nostro mercato interno con prodotti esteri. Al contrario: è un’azione di politica commerciale realistica e strategica, che punta a difendere e rilanciare il Made in Italy portandolo là dove oggi non arriva.

Chi ironizza o si scandalizza dovrebbe piuttosto chiedersi: vogliamo davvero rinunciare a un mercato come quello statunitense solo per restare fedeli a slogan vuoti? O vogliamo fare in modo che la bresaola, simbolo di eccellenza italiana, possa finalmente conquistare nuove fette di mondo, nel rispetto delle regole europee e delle esigenze italiane?

Il governo Meloni, e il ministro Lollobrigida in particolare, hanno scelto la seconda via. E hanno avuto il merito di farlo ascoltando il settore produttivo e difendendo gli interessi dell’Italia con pragmatismo, visione e coraggio.

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