Corruzione ad Avellino, chiesto il processo per l’ex sindaco Gianluca Festa

La richiesta riguarda anche altri 27 indagati

Sarà il gup del Tribunale di Avellino a decidere, il prossimo 15 ottobre, sul rinvio a giudizio dell’ex sindaco, Gianluca Festa, e di altri 27 indagati nell’inchiesta «Dolce Vita». La richiesta è stata depositata dalla Procura guidata da Domenico Airoma che ha coordinato le indagini, cominciate nella primavera del 2024 e culminate il 18 settembre dello stesso anno con l’arresto, ai domiciliari, di Festa.

In particolare, l’ex sindaco è accusato di associazione a delinquere, corruzione, peculato e rivelazione del segreto d’ufficio nei vari filoni dell’inchiesta, affidata alle indagini di carabinieri e Guardia di Finanza, per appalti, affidamenti di manifestazioni, sponsorizzazioni e concorsi. Il 4 marzo scorso, il Gip del Tribunale di Avellino aveva respinto la richiesta di proroga delle indagini, chiuse il 31 dicembre precedente, avanzata dalla Procura. La richiesta di rinvio a giudizio coinvolge dirigenti e funzionari comunali, imprenditori, società organizzatrici di eventi, e i partecipanti ai concorsi pubblici banditi dal comune di Avellino che avrebbero ricevuto in anticipo le domande della commissione esaminatrice.

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Il legale: «Procura contesta a Festa accuse insussistenti»

«Nessun elemento di novità: imputazioni già ampiamente note»: è il commento del penalista Luigi Petrillo, difensore dell’ex sindaco di Avellino. Petrillo segala però una «sorpresa»: «La Procura continua a contestare a Festa anche ipotesi di reato che la Corte di Cassazione ha già ritenuto insussistenti e l’associazione a delinquere, di cui mancano tutti i presupposti».

Il penalista annuncia anche «la richiesta di un nuovo accesso agli atti depositati dalla Procura per verificare se le intercettazioni, che rappresentano l’unica fonte di prova nei confronti degli indagati, sarà stato messo a disposizione per essere consultato dalla difesa e dal giudice dell’indagine preliminare». Nella sua nota, Petrillo rende anche nota la circostanza secondo la quale «una consulenza tecnica fatta eseguire dalla Procura, ha certificato l’assoluta regolarità delle procedure relative agli appalti».

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