Strage del bus sul viadotto Acqualonga: il proprietario denuncia i meccanici

Per falsa testimonianza: «In un audio prova che hanno mentito»

Dal carcere dove è detenuto, ha presentato una denuncia contro i meccanici a cui si era rivolto per la manutenzione, Gennaro Lametta, il proprietario del bus che il 28 luglio 2013 è precipitato dal viadotto Acqualonga dell’autostrada A16, all’altezza del comune di Monteforte Irpino, causando la morte di 40 persone, tra cui il fratello, che era alla guida del mezzo. Il deposito della denuncia, alla Procura di Napoli, è avvenuto giovedì.

Gennaro Lametta, che è stato condannato in via definitiva a 9 anni di carcere, durante il dibattimento ha presentato con i suoi avvocati Sergio Pisani e Angelo Argenzio – che ora puntano alla revisione del processo – un file audio, scrive, «da cui risulta che uno dei due meccanici dice di aver controllato se i perni della trasmissione erano stretti». In sostanza, sostengono i due legali, «si tratta della prova del fatto che la rottura dell’impianto frenante del bus sarebbe riconducibile a un intervento eseguito dai meccanici successivamente negato davanti ai giudici».

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Lametta riferisce di essersi recato, dopo la tragedia, nell’officina per confrontarsi con i meccanici sulle cause dell’incidente e di avere registrato di nascosto una conversazione che attesterebbe le loro responsabilità. «Se si escludono cause esterne, – scrive nella denuncia Gennaro Lametta – è unicamente un errore umano dei meccanici… i quali, dopo la grave tragedia, per non incorrere in alcuna responsabilità personale, hanno negato di avere effettuato operazioni di controllo del serraggio dei perni (dell’impianto di trasmissione del mezzo) che in occasione del sinistro si svitarono facendo distaccare il giunto della trasmissione» il quale, a sua volta, rese inefficaci i freni danneggiandone l’impianto idraulico.

Durante i processi, sostiene Lametta, questo aspetto non è stato mai approfondito e per questo motivo ha deciso di presentare una denuncia, ipotizzando il reato di falsa testimonianza e chiedendo contestualmente «ogni ulteriore accertamento anche in relazione ad eventuali profili di concorso in omicidio colposo plurimo e disastro colposo, qualora la loro omissione manutentiva venga ritenuta concausa dell’incidente».

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