Una novità con cui periti e consulenti dovranno confrontarsi
È spuntato dal sacco azzurro della pattumiera, tra la confezione di Fruttolo e i cereali dell’ultima colazione di Chiara Poggi che gli inquirenti hanno conservato per 18 anni. Un capello di tre centimetri, di cui finora non si conosceva neppure l’esistenza, potrebbe aiutare la Procura di Pavia a riscrivere la verità sul delitto di Garlasco.
Il condizionale è d’obbligo, perché per provare ad estrarne un profilo di Dna deve ancora essere analizzato, ma il nuovo reperto rappresenta comunque una novità con cui periti e consulenti dovranno confrontarsi nell’inchiesta che vede indagato con l’accusa di omicidio in concorso Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.
I nuovi accertamenti genetici
Se è vero che i reperti trovati in casa Poggi sono «in buone condizioni» come sostenuto da Luciano Garofano, l’ex comandante del Ris oggi consulente di Sempio, questa nuova carta potrebbe aggiungere tantissimo, o nulla, agli esami genetici degli altri reperti che nell’agosto 2007 vennero trovati nella villetta. Comparso giovedì, poco prima che un blackout oscurasse gli uffici della Questura di Milano nel secondo giorno dell’incidente probatorio, il capello verrà passato ai microscopi di Denise Albani e Domenico Marchigiani, i consulenti del gip di Pavia Garlaschelli, per provare ad estrarne un profilo di dna nucleare.
Già nel 2008 il genetista Carlo Previderè — la cui consulenza, firmata con la collega Pierangela Grignani, ha convinto la Procura di Pavia a riaprire il caso — analizzò un mazzetto di sette capelli stretti nel pugno di Chiara Poggi e altri ventinove presenti in una delle pozze di sangue. Uno solo era provvisto di bulbo e il dna nucleare estratto fu attribuito proprio alla vittima. Da altre diciassette formazioni pilifere fu invece possibile ricavare un aplotipo mitocondriale, anche questo corrispondente al codice genetico di Chiara.
«In relazione a nessuno dei reperti analizzati – scrisse allora Previderè – sono state riscontrate caratteristiche genetiche riconducibili ad Alberto Stasi», all’epoca fidanzato di Chiara, che per l’omicidio sta finendo di scontare una condanna definitiva a 16 anni.
I dubbi sull’indagato Andrea Sempio
Resta convinto dell’innocenza di Sempio l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti che, durante la prima inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, chiese e ottenne per due volte l’archiviazione nei confronti dell’uomo.
«Sempio non c’entra nulla con questo omicidio», ha ribadito l’ex magistrato nell’ultima puntata della trasmissione di Retequattro ‘Quarto grado’, che ha anche intervistato l’ex brigadiere Roberto Pennini, tra i primi carabinieri a entrare nella villetta di Garlasco la mattina del 13 agosto 2007. «Da Stasi – ha ricordato – ricevemmo due versioni. Dopo che gli mostrammo la foto del cadavere, diede una descrizione completamente diversa rispetto a quella fornita in precedenza».