Scintille tra FI e Lega: ora i candidati
Dopo due settimane sembra avviarsi sul viale del tramonto quel terzo mandato per i governatori di cui la Lega ne aveva fatto una bandiera, e che era rispuntato, dopo una serie di no, grazie a un’apertura, a sorpresa, del partito di Giorgia Meloni. Se è vero che la parola fine «definitiva» la potranno mettere soltanto i leader – che potrebbero intavolare il discorso a margine del prossimo Consiglio dei ministri – ancora uno spiraglio ci potrebbe essere.
Certo è che il crescendo di distinguo a suon di dichiarazioni sembrerebbe avere segnato un (ennesimo) punto di non ritorno soprattutto per il destino di Luca Zaia e Vincenzo De Luca, che senza interventi sul limite ai mandati non si potranno più ricandidare alla guida del Veneto e Della Campania.
Palazzo Balbi al centro del confronto interno
Che sia Palazzo Balbi (sede ufficiale del Presidente della Regione Veneto) il vero oggetto del contendere nessuno, a taccuini chiusi, lo nega. Il partito di Matteo Salvini – che tace, come Roberto Calderoli, e ha visto Zaia in un passaggio romano del «doge» tra martedì e mercoledì – rivendica il quindicennale buongoverno e chiede continuità. I meloniani ricordano che il peso elettorale si è di fatto capovolto e lo vorrebbero riconosciuto anche con la presidenza di una grande regione del Nord. Una questione, quella dei governatori, che in modo carsico agita la maggioranza da più di un anno, e che ancora non trova soluzione.
La mossa di Fdi, di aprire al terzo mandato nel contesto di un «intervento di sistema» come lo ha definito da ultimo il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami, poteva sbloccare la situazione, con un nuovo quinquennio per Zaia. La via era stretta, soprattutto per i tempi, ma siglando un patto politico di ferro era (e forse è ancora) possibile. La trattativa peraltro, stando ai racconti di tutti partiti di maggioranza, sottotraccia ci sarebbe stata eccome, almeno fino a due giorni fa. Poi qualcosa si è inceppato. E per il Veneto si riparte dal via, come nel gioco dell’oca. Ma se si dice addio al terzo mandato allora «si ridiscute su tutto», dice più di un meloniano.
Forza Italia frena e prova il blitz sullo Ius Italiae
Forza Italia che ufficialmente ha continuato a dire sempre di no, prima ha chiesto di allargare la discussione all’Irpef, poi nelle ultime 48 ore, ha posto l’accento sulla necessità allora di guardare a proposte «che non sono nel programma», leggi Ius Italiae (l’evoluzione della prima proposta, avanzata ancora la scorsa estate, dello Ius Scholae). E proprio l’insistenza degli azzurri a mettere mano alle regole per la cittadinanza ha fatto, formalmente, saltare il banco.
Bignami chiude: «Impossibile andare»
Ha aperto le danze sempre Bignami, spiegando che sulla cittadinanza «non riteniamo che si possa andare avanti visto anche il forte consenso degli italiani all’attuale legge» dimostrata dal referendum. Pronta la risposta azzurra, col capogruppo alla Camera Barelli che, ricordando il «favorire l’inclusione dei migranti regolari» come uno dei punti del programma di centrodestra, è tranchant: «per Forza Italia si mette fine alla discussione sul terzo mandato», che nel programma non c’era affatto.
Locatelli: «Ora servono i candidati»
Ancora più a stretto giro arriva lo stop anche da parte della Lega, alla cittadinanza da un lato (gli «scambi sono irricevibili») ma pure al dibattito sui governatori. «Prendiamo atto con grande rammarico», dice il responsabile enti locali Stefano Locatelli, aggiungendo che «a questo punto auspichiamo al più presto la scelta dei candidati». Su cui dovranno, al più tardi a inizio settimana, confrontarsi i leader.