Napoli tra le capitali del turismo… e dell’inquinamento

Boom di turisti, ma l’aria è irrespirabile

Napoli è da sempre terra di record. Alcuni positivi, altri decisamente meno. Tra i primi è impossibile non citare i milioni di turisti del 2024 e il trend in crescita previsto per il 2025. Sono stati ben 14,5 milioni (dato dell’osservatorio del Comune) l’anno scorso, venuti ad ammirare la bellezza di questo angolo di paradiso, attratti dalla cucina, dalla cultura, dalla storia e dalla gente.

Ma una città che cresce, che si espande nei numeri e nei flussi, deve fare i conti con ciò che questa crescita comporta. A Napoli si soffoca. E pochi trovano ancora il fiato per dirlo. Al 31 maggio scorso, nel capoluogo e nel resto della Campania, l’inquinamento è peggiorato. L’incremento su base regionale è di circa il 30%. «Napoli risulta, in maniera molto chiara e da molto tempo, la capitale italiana dell’inquinamento dell’aria da biossidi di azoto, che significa motore a combustione». A dirlo è il Presidente dell’Isde (Associazione dei medici per l’ambiente) e oncologo Antonio Marfella, che rilancia l’allarme. Da anni denuncia l’emergenza ambientale.

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Porto e aeroporto: le principali fonti di inquinamento

«Già da 15 anni sappiamo che circa il 40% complessivo di tutte le polveri sottili prodotte a Napoli proviene dall’aeroporto di Capodichino e soprattutto dal porto di Napoli», spiega Marfella ad Anteprima24.it, commentando i dati di un monitoraggio effettuato il mese scorso a Porta di Massa dall’onlus Cittadini per l’aria, «Le centraline registrano in particolare quello che si deposita, quindi proveniente più dal basso verso l’alto, che dall’alto verso il basso, ci hanno spiegato quelli dell’Arpac».

«Si registra un +36% per la centralina di Napoli – Ospedale Pellegrini. Sono già 34 i giorni di sforamento del PM10 (22 alla stessa data del 2024). Un dato spiegabile con il traffico intenso per la rotonda dell’aeroporto Capodichino», dice l’oncologo. La centralina di Napoli – via Argine invece segna il +37%. Dato secondo lo specialista attribuibile alle «Attività del Porto in eccezionale incremento senza elettrificazione delle banchine ancora assente».

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I numeri che fanno paura

A Marfella tutto questo proprio fa rabbia. «Il futuro ci porterà la metro, i treni, l’elettrificazione delle banchine del porto» ma, «attualmente i dati ci dicono che Napoli è la città capitale di inquinamento di biossidi di azoto rispetto a tutta Italia e di polveri sottili», in pratica la «Capitale d’Italia di mortalità evitabile e non evitata da inquinamento», continua lo specialista, «Questo uccide non meno di quattro napoletani al giorno tra infarti, ictus, diabete da inquinamento e infine cancro del polmone» e rincara «di queste emissioni nocive con specifico riferimento al porto, i dati dicono in maniera molto chiara che tra Portici e Napoli Est abbiamo il picco dei tumori del polmone, e corrispondono ai picchi rilevati di polveri sottili».

Capodichino e Grazzanise: lo sviluppo irrazionale degli scali

E non è tutto. Il mare di Partenope, che tra qualche mese ospiterà la Coppa America, sfora di quindici volte i limiti di legge per alcune emissioni, secondo le rilevazioni dell’Icct (il Consiglio internazionale dei trasporti puliti) e dell’associazione ambientalista tedesca Nabu. Sull’aeroporto, il dottore ci tiene a precisare che «l’errore è che se ci si limita al rumore, non si comprende il danno».

Il rumore, in effetti, «è il danno che si sente, ma è quello minore rispetto alle polveri sottili e biossidi di azoto». «Tutti vogliamo lo sviluppo», premette il presidente dei medici per l’ambiente. Ma se «lo dobbiamo fare, sia fatto in maniera razionale». Riferendosi al sovraffollamento dell’aeroporto di Capodichino, «in pieno centro», e a quello di Grazzanise «mezzo vuoto».

Il dottore aggiunge che «nasce proprio per essere per Napoli quello che è Malpensa per Milano». Insomma: «Capodichino dovrebbe curare il traffico italiano piccolo, come Linate». E a Grazzanise «dovrebbe spostarsi il grande traffico internazionale, come a Malpensa». Ma questo, ad oggi, non accade. «Elettrificare le banchine del porto e Capodichino deve tornare a dimezzarsi ai valori almeno del 2010-2015», questa, per Marfella, è una delle strade possibili. E l’Europa vigila: «Noi dobbiamo entro il 2030, per obbligo dell’Unione Europea, ridurre il 40% di polveri sottili a Napoli».

I cittadini alzano la voce: «Non bastano più le briciole»

Una scadenza che sembra lontana, ma è dietro l’angolo. Invertire la rotta non sarà semplice. Né per questa amministrazione né per la città. Conclude Marfella: «Non è questione di essere radicali, significa solo dare delle priorità». Una delle poche voci, la sua, a rompere il silenzio su un tema che resta ai margini del dibattito pubblico.

Pochi giorni fa, scrive Periferiamonews.org, anche la Rete Sociale NoBox, il Comitato di tutela ambientale di San Pietro a Patierno, i medici dell’Isde e alcuni ex consiglieri comunali (Gaetano Sannino, Mario Esposito, Salvatore Parisi, Gennato Centanni, Francesco Di Mauro) hanno denunciato una situazione che definiscono critica. Il problema? Sorvoli continui, ogni 2 minuti in certe fasce orarie, con rischi concreti per salute e sicurezza dei residenti.

I cittadini di San Pietro a Patierno, quartiere che ospita lo scalo napoletano, convivono ogni giorno con inquinamento acustico e atmosferico. Senza ricevere compensazioni degne da Gesac. Quando arrivano, sono briciole rispetto ai ricavi. Esempio: nel pacchetto destinato alla VII Municipalità ci sono un laboratorio per 28 giovani e qualche impianto sportivo.

Esposito: «Progetti di ampio respiro

«Il territorio necessita di progetti di ampio respiro e di lungo periodo», commenta il consigliere comunale Pasquale Esposito. «Non possiamo considerare soddisfacente una programmazione basata su interventi meramente simbolici».

I comitati chiedono un incontro urgente con il sindaco Manfredi e Gesac. Vogliono i dati. Vogliono sapere cosa si prevede per la sicurezza. Anche il consigliere della VII Municipalità Giuseppe Pistone e l’ing. Gaetano Menna hanno sollecitato, con una richiesta inviata a Gesac, al sindaco e alle autorità competenti, la pubblicazione di misurazioni e l’adozione di misure concrete, nel caso di sforamenti. Ora la palla passa a Palazzo San Giacomo. Il sindaco è il garante della salute pubblica. E tutti si aspettano una risposta.

Resta la domanda, sempre la stessa: quanto contano davvero salute e sicurezza dei cittadini, rispetto ai profitti di chi gestisce queste infrastrutture? E quanta parte di quei profitti dovrebbe ritornare alle comunità che oggi subiscono lo sviluppo senza poterne trarre beneficio? Ogni anno aumentano navi e aerei che arrivano a Napoli.

Notizia che da un lato inorgoglisce, ma che – come dice Marfella – dall’altro uccide. Ci lascia senza fiato. Ma ci lascerebbe ancora più senza fiato l’immobilismo delle istituzioni di fronte ai gridi di allarme che finalmente iniziano a farsi sentire. A Napoli, tra i record positivi, si soffoca. Perché, ancora, non abbiamo saputo trovare una svolta green all’amore che il mondo prova per la nostra incantevole città. Si soffoca. Ma non diciamolo troppo in giro.

Setaro

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