L’indagine si allarga a episodi precedenti
Il giudice ha deciso: fermo convalidato e custodia cautelare in carcere per Salvatore Sannino, il 19enne accusato dell’omicidio di Nicola Mirti, avvenuto domenica scorsa nello stabilimento Palma Rey di Varcaturo. Ma durante l’udienza davanti al gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, si legge in un articolo di Luigi Sannino su «Repubblica», è emerso un dettaglio che riporta indietro di mesi la linea del tempo.
Settembre scorso: Sannino viene accoltellato e, secondo quanto racconta, sarebbe stato vittima di un tentativo di rapina. Resta in coma per due mesi e denuncia l’accaduto solo una volta ripresosi. Un episodio su cui ora la difesa chiede accertamenti. L’obiettivo: capire se ci siano legami tra quel fatto e i soggetti coinvolti nell’inchiesta odierna. L’unica cosa certa è che entrambi i ragazzi, Mirti e Sannino, vivevano a Mugnano e frequentavano la stessa zona delle palazzine. Gli investigatori lavorano sull’ipotesi di una vendetta, ma non escludono alcuna pista. È invece già stata esclusa dal giudice l’aggravante dei futili motivi.
Salvatore Sannino, assistito dall’avvocato Roberto Iacono, è apparso più lucido rispetto all’interrogatorio di domenica, quando aveva faticato perfino a dire se fosse sposato. Mercoledì ha scelto di nuovo il silenzio: si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’accusa resta quella di omicidio volontario.
Nel frattempo, la Procura ha acquisito la cartella clinica dell’ospedale di Giugliano, dove Sannino fu ricoverato per il ferimento denunciato a settembre. Una cicatrice lunga, dal torace fino alla milza, gli è rimasta addosso. Non ha mai fatto il nome di Nicola Mirti come aggressore, ma ora anche quel referto entra nel fascicolo dell’inchiesta. Non è l’unico episodio rilevante. I poliziotti della Squadra mobile di Caserta stanno infatti verificando anche un presunto scontro tra i due avvenuto circa un mese fa, nel Rione Monterosa di Scampia. In quell’occasione, a quanto risulta, Sannino avrebbe avuto di nuovo la peggio.