Firmati accordi per 3 miliardi e avviati nuovi partenariati
Con la missione in Uzbekistan e Kazakhstan, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni conferma ancora una volta la sua abilità strategica nella politica estera, proiettando l’Italia tra i protagonisti dello scacchiere geopolitico globale. Una diplomazia concreta, fondata sul realismo, sul rispetto delle identità nazionali e su un rinnovato protagonismo mediterraneo ed europeo.
La visita ufficiale a Samarcanda, città simbolo della Via della Seta, ha segnato un passaggio storico: non solo l’incontro bilaterale con il presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev si è concluso con una dichiarazione congiunta sul rafforzamento del partenariato strategico, ma sono stati firmati accordi per investimenti pari a 3 miliardi di euro, con prospettive di ulteriori 2,4 miliardi. Dalla cooperazione energetica alla cultura, dalla gestione dei flussi migratori alla sostenibilità agricola, Meloni ha portato in Asia Centrale un’Italia credibile, moderna, capace di parlare a più livelli con leader e popoli.
Un omaggio simbolico: la «Via Roma» a Samarcanda
Particolarmente significativa la scelta del governo uzbeko di intitolare una delle principali arterie di Samarcanda a «Via Roma», omaggio simbolico a una visita definita «storica» dalla stessa premier. Un gesto che va oltre il cerimoniale e suggella un legame costruito su valori condivisi e interessi convergenti.
La missione è poi proseguita ad Astana, nella Repubblica del Kazakhstan, dove il 29 e 30 maggio la presidente Meloni ha partecipato al Vertice Asia Centrale–Italia e all’Astana International Forum, insieme ai leader di Turkmenistan, Tagikistan e Kirghizistan. Si tratta del primo summit multilaterale di questo tipo con una nazione europea, un risultato diplomatico di primissimo piano che conferma come Roma venga sempre più percepita come interlocutore affidabile, autonomo, capace di fare da ponte tra Europa, Mediterraneo e Asia.
Durante il suo intervento all’Astana International Forum, Meloni ha ribadito la visione strategica del governo italiano: «Se vogliamo davvero dare forma al futuro, dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre i nostri confini geografici e tracciare nuove strade. Partendo, naturalmente, da ciò che già ci unisce e rende il nostro rapporto estremamente forte».
Energia, materie prime e sfide ambientali al centro del dialogo
«Penso – continua – al settore energetico, dove la nostra cooperazione può contribuire a fare la differenza, sia nei settori più tradizionali che in quelli più innovativi, in linea con quel principio di neutralità tecnologica che ci impegniamo ad affermare per garantire sistemi economici e sociali sostenibili. Citiamo poi anche le materie prime critiche, dove la nostra collaborazione mira a generare benefici condivisi e opportunità reciproche».
«Non dimentico le sfide ambientali, come quella che ci vede in prima linea negli sforzi di rigenerazione del Lago d’Aral, patrimonio che è nostro compito e dovere proteggere. Il Fondo Italiano per il Clima è uno strumento importante che vorremmo sfruttare ancora di più per rafforzare ulteriori progetti comuni».
«Le nostre interconnessioni guardano anche alle infrastrutture digitali e fisiche, di cui il Middle Corridor rappresenta probabilmente la sfida più promettente e affascinante. Crediamo fermamente nel potenziamento di questo progetto, che è al centro del partenariato strategico avviato con l’Ue a Samarcanda e può dare un contributo significativo alla sicurezza e alla stabilità della catena di approvvigionamento, sia da che verso l’Europa».
Lo scacchiere globale
Meloni non si limita a fare presenza: propone, costruisce alleanze, attiva investimenti, valorizza l’identità italiana come leva di dialogo internazionale. La sua politica estera è improntata a un equilibrio tra pragmatismo economico e orgoglio nazionale, in cui le piccole e medie imprese, il sapere universitario, le energie rinnovabili e la difesa dei confini sono strumenti di cooperazione e crescita condivisa.
L’Italia, da anni relegata a un ruolo marginale nei dossier strategici internazionali, sta tornando protagonista. E lo fa con una visione che rifiuta la subordinazione, investe in relazioni bilaterali forti e guarda a est, laddove si stanno ridisegnando gli equilibri globali. La missione di Meloni in Asia Centrale è la prova che un’altra politica estera è possibile: ferma nei principi, aperta al mondo, capace di costruire ponti, non dipendenze.