Dopo il delitto consola la madre e partecipa alle ricerche
Alessio Tucci ai magistrati che lo interrogano dice, alla fine, di provare «vergogna». Vergogna per avere ucciso brutalmente – con una pietrata alla testa e continuando a colpire anche quando il corpo era esanime a terra – la ragazzina di 14 anni che non voleva più saperne di lui e che due settimane prima l’aveva lasciato. In qualche modo aveva convinto Martina Carbonaro a un ultimo appuntamento. E in quello stabile disabitato dove i due erano stati altre volte in passato, l’ha uccisa, nascondendo poi il cadavere sotto un cumulo di rifiuti e un vecchio armadio.
Subito dopo, con una freddezza che non ci si aspetta in un ragazzo di nemmeno 19 anni, va a casa della ragazza che ha appena ammazzato e consola i genitori, partecipando alle ricerche. Ma su Alessio Tucci, muratore saltuario e con qualche precedente, i carabinieri concentrano subito le loro attenzioni. Enza, la madre di Martina, già martedì sera nel suo appello a chiunque avesse visto qualcosa a farsi avanti, aveva indicato «l’ex fidanzato» della figlia come colui con cui era stata vista parlare per ultimo, prima che il suo telefono diventasse muto per sempre.
Il brutto presentimento della mamma di Martina Carbonaro
E nell’ultima telefonata poco dopo le 20:00, aveva capito che qualcosa non andava: forse lui era li e le stava dicendo di non parlare, forse la minacciava. «Ho avuto un brutto presentimento», racconta la donna. Sta di fatto che i militari gli stanno con il fiato sul collo e, a notte fonda, lo portano in caserma. Al pm racconta bugie.
Dice di essere andato a casa quella sera, dopo aver incontrato Martina nei pressi di una yogurteria di Corso Garibaldi ed averla salutata. Ma le contraddizioni sono subito evidenti: una telecamera ha infatti ripreso i due diretti al casolare abbandonato dove, come ha riferito un’amica di Martina, qualche volta si erano appartati in passato. A documentarlo, anche delle scritte presenti ancora sulle pareti.
La confessione e i dettagli dell’aggressione
Il magistrato gli contesta che la sua ricostruzione è «completamente incompatibile» con quello che hanno accertato i carabinieri e Tucci prima «tentenna», poi crolla. Piange, si dispera. E alla fine confessa mostrando anche le sue mani ferite per aver colpito, scrive il pm, «selvaggiamente e ripetutamente» e «con una forza micidiale», la vittima. La causa dell’aggressione viene individuata dagli inquirenti nel rifiuto di Martina a proseguire la relazione con Tucci, interrotta da poche settimane e che il giovane voleva a tutti i costi riallacciare. Fino a quell’ultimo tentativo.
Nel corso dell’interrogatorio Tucci definisce «vergognoso» quello che ha fatto. Parla di un «raptus istantaneo» che lo ha portato a colpire la ragazza. Una volta e poi altre ancora, anche quando era a terra priva di sensi. Martina non muore subito, ma l’obiettivo dell’assassino è ora quello di non farne scoprire il corpo e per questo lo occulta sotto una montagna di detriti, rifiuti e un vecchio armadio. Poi cancella le chat dal telefono dell’ex fidanzata, lo spegne e lo nasconde in una intercapedine del casolare.
La messinscena dell’innocenza di Alessio Tucci
Infine, dopo essersi disfatto dei vestiti, affermano gli inquirenti, si «precostituisce un’aria di innocenza e estraneità ai fatti»: va a casa dei genitori di Martina, conforta e rassicura la madre e partecipa alle ricerche della ex scomparsa. Secondo i magistrati che hanno emesso il fermo, Tucci è a pericolo di fuga, ma potrebbe anche commettere reati della stessa specie, a causa della sua «spiccata personalità trasgressiva ed incontenibile» e tenuto conto del fatto che si è deciso a confessare solo dopo le contestazioni che gli sono state mosse dalla procura.