Il dolore della mamma: «mia figlia nessuno la porterà indietro»
Un misto di emozioni ha accompagnato la fiaccolata che si è svolta ieri sera, 28 maggio, ad Afragola in ricordo di Martina Carbonaro, strappata alla vita a soli quattordici anni da Alessio Tucci, suo ex fidanzato diciannovenne, che non accettava di essere stato lasciato qualche settimana fa.
Il sindaco di Afragola, Antonio Pannone, l’ha organizzata e ha invitato tutta la cittadinanza, le istituzioni, la Chiesa, le scuole e le associazioni a partecipare. L’invito è stato accolto in massa: una vera e propria marea di persone di ogni età si è riversata in piazza già oltre un’ora prima dell’orario previsto per la partenza.
La rabbia
Prima dell’inizio del corteo, in Piazza del Municipio, raccogliamo le voci della famiglia, degli amici e di chi è lì semplicemente per manifestare la propria vicinanza e il proprio sostegno in questo momento tragico. «Non posso parlare», è questa la risposta della mamma della povera Martina Carbonaro alla domanda su cosa direbbe ad Alessio se lo avesse davanti in quel momento. A chi le chiede come reagirebbe qualora arrivassero delle scuse, risponde: «Dio perdona, io no, perché mia figlia nessuno la porterà indietro».
«Ha premeditato tutto», secondo una conoscente della famiglia, «La ragazza ha chiesto cortesemente al ragazzo di lasciarla stare poiché non accettava che Martina era giovane, era vivace e voleva vivere la sua vita, e non l’ha fatta vivere. Per me è un grande egoista, è una bestia, non so come definirlo», e conclude, «Spero che la giustizia faccia il suo corso. Io la conoscevo e voglio solo giustizia per Martina. Stop ai femminicidi!»
«Il messaggio deve essere chiaro, forte e supportato da una legge», dice una partecipante alla fiaccolata che porta sulle spalle una bandiera arcobaleno e indossa un cartello con la scritta: «Ciao Martina – Basta violenza sulle donne».
«I femminicidi devono essere puniti con una pena esemplare», dice. «Puniti i primi, penso che qualcosa cambierà», e conclude, «Ci vuole una legge fatta apposta per stoppare la violenza sulle donne e soprattutto la certezza della pena».
Un percorso di prevenzione
«Questo ennesimo omicidio ci deve far riflettere», dice l’avvocato Sergio Pisani, legale della famiglia di Martina Carbonaro, che avevamo raggiunto telefonicamente poco prima dell’inizio della fiaccolata. «Probabilmente c’è ancora una falla nel nostro sistema, nella nostra società, che va intercettata. Vanno presi con urgenza i provvedimenti opportuni».
«Più che sperare sempre nelle pene esemplari, cerchiamo di individuare un percorso valido di prevenzione», e suggerisce: «Cerchiamo di istituire con la massima intelligenza, anche con un po’ di creatività, un tavolo che possa individuare dei sistemi validi di prevenzione. Creare una sorta di sentinelle sociali che possano intercettare questi fenomeni».
«Mi riferisco alla scuola, alla famiglia, ma anche al potenziamento del ruolo, ad esempio, degli avvocati, che sono i primi filtri che intercettano la vittima quando si presenta allo studio e comincia a raccontare i fatti», continua l’avv. Pisani.
«Fallimento nel Codice Rosso, perché il fatto di dover sentire la persona entro tre giorni dall’accaduto – che secondo me sono anche troppi – non è assolutamente utile a prevenire questi fatti», e aggiunge: «Bisogna far sì che le vittime abbiano un collegamento diretto e immediato con le istituzioni. Quando parlo di ‘immediato’, non intendo certo i tre giorni previsti dal Codice Rosso». «Spero che questa sia l’ultima vicenda a cui assistiamo», e conclude: «Spero che questa vita spezzata serva realmente e concretamente a salvarne altre».
Un corteo composto per Martina Carbonaro
La fiaccolata inizia verso le diciannove e si muove per le vie di Afragola fino ad arrivare al campo sportivo adiacente al luogo del ritrovamento del cadavere della povera Martina Carbonaro. Il corteo ha i colori della primavera: giovani volti, magliette con la foto di Martina, guance segnate da un simbolo rosso contro la violenza sulle donne, il bianco dei tanti palloncini e i colori variegati dei cartelloni portati da mamme e bambini.
«Martina vive» è il grido che più riecheggia tra la folla, accompagnato continuamente da applausi e lacrime. Dalla testa del corteo, guardando indietro, quasi non si vede la fine. Centinaia e centinaia di persone, tutte riunite per chiedere «Giustizia per Martina».
Arrivati al campo sportivo, nell’enorme parcheggio, si ha effettivamente la misura di quante persone abbiano partecipato a questa fiaccolata in ricordo di Martina. Lo spazio è strapieno e ospita gli ultimi momenti di questa serata. Alcune autorità iniziano a parlare; qualcuno viene contestato da alcuni partecipanti, che ricordano che non è più tempo di chiacchiere: bisogna pretendere giustizia.
Un cartello attira l’attenzione di molti e racconta una grande verità: «D’amore si vive, non si muore». Poi l’ultimo atto: il volo simbolico dei palloncini portati dagli amici di Martina Carbonaro. Leggeri salgono al cielo, come per tentare di raggiungere la loro amica che ormai non c’è più.
Il corteo poi si scioglie e i partecipanti iniziano a defluire dal parcheggio. Tra i vicoli e per le strade di Afragola, il ritorno ha lo stesso tono composto dell’andata. Come in un pellegrinaggio all’inverso, si rientra a casa con il cuore pieno di dolore e tanti pensieri che affollano la mente.
La voglia di giustizia è tanta ed è stata più volte manifestata durante la serata. Speriamo che questa tragica vicenda non venga dimenticata, che sia fatta giustizia per Martina Carbonaro e che qualcosa possa davvero cambiare anche sul piano della lotta alla violenza contro le donne, per dire una volta per tutte: Stop ai femminicidi.
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