L’ex famiglia reale non si arrende e chiede indietro anche i palazzi
I Savoia perdono i gioielli reali custoditi nel caveau della Banca d’Italia, ma sono pronti al contrattacco con un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per recuperare i preziosi ma anche tutti i palazzi appartenuti all’ex famiglia reale. I giudici del Tribunale di Roma giovedì hanno respinto la richiesta dei reali per affermare la proprietà dei preziosi depositati il 5 giugno 1946, tre giorni dopo il referendum istituzionale che sancì la nascita della Repubblica. Per il Tribunale non sono beni personali, ma «gioie di dotazione della Corona», dunque di pertinenza dello Stato.
Un tesoro da 300 milioni di euro
Da tempo gli eredi di Re Umberto, tra cui Emanuele Filiberto ne chiedevano la restituzione. Nel tesoretto custodito a Roma, ci sarebbero i cosiddetti «gioielli di uso quotidiano» per un totale «di 6.732 brillanti e 2 mila perle di diverse misure montati su collier, orecchini, diademi e spille varie» in un cofanetto a tre ripiani in pelle di colore nero, con una fodera in velluto azzurro. Impossibile stimarne il valore, anche se qualcuno ha azzardato che potrebbe aggirarsi intorno ai 300 milioni di euro.
Il contenzioso legale ha avuto inizio nel 2022, quando Vittorio Emanuele, Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice di Savoia hanno avviato un’azione contro la Banca d’Italia, la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Economia, a seguito di un primo rifiuto formale ricevuto nel 2021. Tuttavia, il Tribunale ha stabilito la piena legittimità della posizione dello Stato, respingendo la richiesta degli ex reali.
Inoltre, ha dichiarato «manifestamente infondata» la questione di legittimità costituzionale sollevata nel corso del procedimento, negando il rinvio alla Corte di giustizia.
La replica dei Savoia
In una nota stampa pubblicata sui social di Emanuele Filiberto, la replica alla sentenza è affidata all’avvocato di famiglia Sergio Orlandi: «Il Tribunale sull’appartenenza dei gioielli ai Savoia non ha attribuito valore decisivo ai diari del Governatore della Banca d’Italia Luigi Einaudi, poi presidente della Repubblica Italiana. Einaudi ha affermato ‘potrebbe ritenersi che le gioie spettano non al demanio dello Stato, ma alla famiglia reale’ e riporta anche l’opinione del Presidente del Consiglio De Gasperi, pienamente d’accordo con lui».
Si legge ancora nella nota e nei diari di Einaudi riportati «Del resto la formula usata di consegna ‘a chi di diritto’ salva le eventuali ragioni del Re, il quale d’altronde mi aveva lasciato intendere che egli doveva anche tenere conto dei figli e dei loro eventuali diritti patrimoniali, non potendosi sapere quale sorte a essi riservava l’avvenire». Insomma i Savoia non sembrano intenzionati a chiudere la questione, ma anzi rilanciano. L’Avvocato Orlandi annuncia non solo il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la restituzione dei gioielli, ma anche per la restituzione di tutti gli immobili appartenuti all’ex casa reale.