Chamila uccisa con tagli alla gola e ai polsi: il secondo femminicidio di Emanuele De Maria

L’uomo era in carcere per aver ucciso una 23enne a Caserta

Emanuele De Maria, 35 anni, non potrà raccontare quello che a tutta evidenza appare il secondo femminicidio commesso nella sua vita. Né potrà spiegare perché, sabato all’alba, il detenuto del carcere di Bollate ammesso al lavoro esterno nell’Hotel Berna, vicino alla stazione Centrale, abbia accoltellato per cinque volte il suo collega barista, l’egiziano Hani Nasr che, dopo delicati interventi chirurgici, è ora fuori pericolo di vita e sarà sentito prima possibile dagli investigatori della squadra Mobile della Questura e dal pm Francesco De Tomasi.

Il suicidio dal Duomo e il ritrovamento del corpo di Chamila

De Maria, che era detenuto per aver ucciso una ragazza tunisina di 23 anni, Oumaima Rache, a Castel Volturno in provincia di Caserta nel 2016, si è infatti buttato nel pomeriggio di una domenica assolata dai 40 metri delle terrazze del Duomo di Milano, morendo all’istante.

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Poco dopo i carabinieri del Nucleo investigativo e di Sesto San Giovanni nel Parco Nord, con l’aiuto dei sommozzatori dei vigili del fuoco, hanno trovato il corpo di quella che appare a tutti gli effetti la sua seconda vittima: Chamila Wijesuriya, 50 anni, sposata con un figlio che era scomparsa da venerdì pomeriggio. La donna aveva due tagli alla gola e altri ai polsi così come la ragazza tunisina era stata uccisa nel 2016 con dei tagli alla gola. Anche Chamila lavorava all’Hotel Berna, era italiana di origine cingalese.

Il dramma si era intuito quando un addetto dell’Atm, venerdì, aveva trovato il cellulare della donna in un cestino alla fermata Bignami della metropolitana, non distante dal Parco Nord. Il marito la cercava dopo essere stato avvertito che la moglie non si era presentata al lavoro all’hotel Berna. Il cellulare potrà servire a chiarire i rapporti tra i due. Sabato mattina il ferimento del barman egiziano.

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Gli ultimi movimenti di Emanuele De Maria

Emanuele De Maria, che era stato assunto a tempo indeterminato alla reception, venerdì, finito il lavoro, non era rientrato in carcere: aveva incontrato Chamila, come pare avesse fatto altre volte, e le telecamere intorno al Parco nord avevano ripreso i due mentre passeggiavano. Altre telecamere, due ore dopo, avevano immortalato De Maria da solo alla fermata Bignami della metro. L’uomo deve essersi nascosto tutta la notte e ha atteso il collega fino alle 6 di sabato per colpirlo cinque volte con un coltello e fuggire mentre l’egiziano cercava salvezza nella struttura alberghiera.

Nel frattempo gli investigatori avevano collegato il ferimento alla scomparsa di Chamila ed erano cominciate le ricerche di entrambi. Si temeva che De Maria potesse aver preso un treno per fuggire all’estero, come aveva fatto dopo l’omicidio della giovane tunisina di Castel Volturno e per questo era stata messa in allerta anche la Polfer. Dopo quel femminicidio del 31 gennaio del 2016 era stato infatti catturato nel 2018 in Germania, al confine con i Paesi Bassi. Poi il carcere a Secondigliano e il trasferimento a Bollate dove avrebbe potuto avere una seconda chance con la possibilità di lavorare fuori fino al fine pena previsto nel dicembre del 2030.

Una seconda possibilità tradita nel peggiore dei modi

Seconda chance che ha gestito nel modo peggiore possibile, uccidendo l’amica, a giudicare dai tagli alla gola e ai polsi e ferendo in modo grave quello che riteneva probabilmente il suo rivale nel rapporto con la donna. Nel pomeriggio di domenica l’atto finale: dopo essersi nascosto per 48 ore, ha pagato regolarmente il biglietto per la visita alla Cattedrale; è salito fino alle terrazze e si è gettato senza esitazioni dal luogo simbolo di Milano.

Nonostante i traumi della caduta, gli agenti della Squadra Mobile non hanno impiegato molto tempo a riconoscerlo. Con sé aveva frammenti di documenti di identità di Chamila e, qualora non li avesse avuti, sarebbero bastati i numerosi tatuaggi sul corpo.

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