Ue, la Commissione presenta la sua proposta per i rimpatri: sì agli hub in Paesi terzi

Sostegno di Ppe e Conservatori, tensione con i Socialisti

La Commissione Europea presenta la sua proposta di regolamento per mettere ordine ai rimpatri nell’Ue e tra le novità c’è la possibilità per gli Stati membri di creare ‘hub’ in Paesi terzi. A patto che rispettino certe regole. La proposta viene definita «ambiziosa» dall’esecutivo blustellato e ora dovrà essere approvata sia dal Consiglio – ciò dai 27 – sia dall’Eurocamera, dove diversi gruppi politici (come i socialisti) storcono il naso, in particolare sugli hub per i rimpatri – a Roma invece il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti lo giudica un «quadro solido ed equo».

L’esternalizzazione del controllo delle migrazioni

La mossa, infatti, apre la via a forme di esternalizzazione delle procedure di controllo della migrazione e, in questo senso, va nella direzione del protocollo firmato tra Italia e Albania. «Non vanno messi sullo stesso piano», afferma un funzionario europeo precisando che la Commissione continua a sostenere «soluzioni innovative» sulla migrazione, compresa quella tentata da Roma.

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«Oggi creiamo spazio perché i Paesi dell’Ue possano esplorare nuovi approcci ma non creiamo il contenuto in sé, semmai le condizioni minime perché gli hub di rimpatrio possano essere istituiti», ha commentato il commissario agli Affari Interni Magnus Brunner nel corso della presentazione.

Un piano più ampio per rafforzare il sistema dei rimpatri

La riforma però «non si limita» agli hub, fanno notare dall’esecutivo Ue, consapevoli che le ‘soluzioni innovative’ catalizzano giocoforza l’attenzione degli osservatori. «La nostra è una proposta ambiziosa per rafforzare e snellire il sistema», dice la vicepresidente della Commissione Europea Henna Virkkunen. «Perché il rimpatrio oggi nell’Unione Europea non funziona e lo status quo attuale non è un’opzione», dato che permette «ai populisti» di sfruttare il tema dell’immigrazione e «la credibilità del sistema europeo, con i suoi alti standard, viene minata».

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Le nuove misure per rendere più efficaci i rimpatri

In sintesi, non è più «tollerabile» che chi non ha diritto all’asilo nell’Ue invece resti e in alcuni casi, purtroppo, commetta anche «crimini gravi», come evidenziato da Brunner. Da qui la necessità del giro di vite. Le misure comprendono l’ordine di rimpatrio europeo, così che ogni decisione sia eseguibile in ogni Paese Ue, l’obbligatorietà da parte del richiedente asilo a cooperare, l’introduzione di un divieto d’ingresso, il rafforzamento dei rimpatri volontari e di quelli coatti, misure più severe per chi pone un rischio alla collettività, incluso il carcere rafforzato.

Il ruolo delle capitali nella gestione degli hub

Per quanto riguarda gli hub, però, saranno le singole capitali a dover negoziare accordi con i Paesi terzi – sulla base delle linee guida del regolamento, dunque senza violazione ai diritti umani e con un sistema di monitoraggio indipendente – benché la Commissione avrà un ruolo preventivo nel verificare il rispetto dei princìpi. Nessuna carta bianca, insomma. L’introduzione del meccanismo è prevista per luglio 2027, un anno dopo l’entrata in vigore del Patto sulla migrazione. Prima ancora del prossimo giugno, poi, la Commissione darà finalmente la lista dei Paesi sicuri, completando così il quadro normativo.

Il fronte favorevole e quello contrario

Olanda e Germania hanno salutato la proposta «con favore», giudicandola il «tassello mancante» per rendere la gestione della migrazione «più efficace» mentre per Raffaele Fitto, vice presidente della Commissione, la norma affronta il tema con un approccio «fermo e giusto». Plauso anche dal Partito Popolare Europeo (Ppe), che sul tema si trova molto allineato con le destre (Ecr e Patrioti): «L’Ue e i suoi Stati membri devono intensificare il rimpatrio dei migranti irregolari», dichiara l’eurodeputato Tobe sostenuto dal gruppo.

I verdi invece si dicono contrari – le misure sui rimpatri «assecondano i populisti» – e pure la confederazione dei sindacati europei (i socialisti pure non usano mezze parole: «no agli hub!»). Il rischio, dunque, è che al momento chiave il regolamento passerà grazie all’asse tra Ppe e destre, in barba alla maggioranza europeista che ha portato all’elezione delle cariche europee. Si vedrà.

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