Il Papa a Rebibbia riaccende il dibattito sulle carceri: risolvere l’emergenza

Il ministro Carlo Nordio ha avanzato una serie di risposte «operative»

L’apertura della porta santa del Giubileo nel carcere romano di Rebibbia da parte di Papa Francesco ha riacceso il dibattito politico sul problema delle carceri. Tra i primi a commentare l’evento è stato il vicepremier e leader di Fi, Antonio Tajani, che ha invitato ad affrontare il tema, proponendo anche alcune soluzioni.

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Un intervento che ha favorito l’apertura al dialogo da parte del Pd e una indiretta chiusura da parte dell’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci. Anche il ministro Carlo Nordio ha avanzato una serie di risposte «operative» al gesto religioso del Papa, che non richiedono nuove leggi ma solo interventi dell’amministrazione penitenziaria, in questo momento in fase di transizione dopo le recentissime dimissioni di Giovanni Russo. Nordio ha osservato che il gesto di papa Francesco vuol farci capire che il detenuto non è «uno scarto» bensì «deve essere un soggetto da rieducare».

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Dal punto di vista «operativo» il ministro ha annunciato il miglioramento dei protocolli per portare «lo sport e il lavoro nelle carceri» così come esperienze culturali (teatro, ecc) che coinvolgano i detenuti. Ma è il drammatico sovraffollamento dei penitenziari italiani, segnato dal triste record di suicidi, tanto di detenuti che di guardie carcerarie, ad aver sollecitato i commenti politici.

I partiti

Il Partito Radicale, con Maurizio Turco e Irene Testa, ha rilanciato l’amnistia, così come Riccardo Magi (+Europa), e soprattutto ha chiesto un dibattito parlamentare. L’urgenza di misure deflattive è sottolineata anche da Filippo Sensi (Pd), per il quale «i suicidi in carcere hanno il nome e cognome di chi ne porta responsabilità», cioè della maggioranza che finora ha respinto tutte le proposte delle opposizioni. Altri esponenti Dem si sono spesi in questa direzione, come Paolo Ciani, Franco Mirabelli e Roberto Speranza.

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Sul tema spinge da tempo anche Forza Italia. Non a caso il gesto di Bergoglio viene seguito con grande attenzione da Antonio Tajani: «impegna tutti noi – rimarca il ministro degli Esteri – ad affrontare il tema carceri». Da qui, alcune ipotesi: «Intervenire sulla carcerazione preventiva, pena in comunità per i tossicodipendenti, più giudici di sorveglianza e agenti della Penitenziaria». «La pena è privazione della libertà, non della dignità», ha aggiunto.

Anche Maurizio Gasparri ha proposto che i detenuti tossicodipendenti possano ottenere i domiciliari in Comunità di recupero, mentre l’altro senatore «azzurro» Raffaele De Rosa ha definito «doveroso» intervenire secondo le indicazioni di Tajani. Da Fdi è arrivato solo silenzio alle sollecitazioni di Tajani, mentre Roberto Vannacci, è andato giù duro anche con il Papa ed ha lanciato una proposta alternativa: i detenuti devono lavorare «duramente» e «devolvere i propri emolumenti per risarcire le vittime».

Le parole di Tajani sono invece state colte dalla responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani, che si è detta pronta al dialogo chiedendo di «passare dalle parole ai fatti». «L’opportunità concreta», ha spiegato, arriva subito in Senato, dove a breve si voterà la norma del ddl Sicurezza sul carcere per le mamme con neonati. Alla Camera Fi, pur avendo presentato un emendamento, si adeguò a Fdi e Lega. Ora può votare e abrogare «quella norma incivile».

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