Stupro di gruppo a Palermo, condannati tutti gli imputati

di Virginia Iadonisi

Provvisionale di 40 mila euro in favore della vittima

Branco condannato per lo stupro di gruppo avvenuto in un cantiere del Foro Italico, a Palermo, il 7 luglio 2023, nei confronti di una diciannovenne. In misura significativamente inferiore, però, rispetto alle richieste dei pm al processo: 7 anni sono stati inflitti a quattro dei sei imputati (Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Elio Arnao); 6 anni e 4 mesi a Cristian Barone, che prima dell’ingresso dei giudici in camera di consiglio aveva chiesto scusa alla vittima, per non averla aiutata quella sera; infine 4 anni a Samuele La Grassa, l’unico che, pur essendo presente, non compì atti sessuali con la vittima. Il processo si è svolto col rito abbreviato, che dà diritto a uno sconto di pena di un terzo. La procura aveva chiesto 12 anni per tutti e 10 anni e 8 mesi per La Grassa.

Decisa anche una provvisionale immediatamente esecutiva di 40 mila euro in solido fra i sei imputati condannati, indipendentemente dalla pena e dal ruolo ricoperto da ciascuno di loro nello stupro di gruppo: la vittima dello stupro dovrà ricevere un primo risarcimento e poi potrà chiederne uno più consistente, se vorrà, nel procedimento civile. Tutti dovranno pure risarcire le altre parti civili pagando loro mille euro di provvisionale: il Comune di Palermo, le associazioni Millecolori onlus, Insieme a Marianna, Contro tutte le violenze, Udi Palermo Ets, Le Onde, Donne in rete contro la violenza. Esclusa solo la Casa di Venere, che non ne ha fatto richiesta.

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I giudici del collegio presieduto da Roberto Murgia (seconda sezione del tribunale di Palermo) hanno anche disposto la restituzione dei cellulari, «previa eliminazione dei file video e audio riguardanti la persona offesa e registrati in occasione della consumazione del reato per cui si procede».

Il legale della vittima: «L’unica cosa che contava era che la condanna ci fosse»

Nonostante la pena meno elevata di quella richiesta dalla procura di Palermo, l’avvocato Carla Garofalo, che segue come parte civile la vittima dello stupro di gruppo del Foro Italico, esprime comunque soddisfazione: «La misura della pena – afferma – non era decisiva, per me. Tra l’altro ho sempre pensato che si tratti di ragazzi, tutti molto giovani, e che per loro una condanna pesante è un guaio. L’unica cosa che contava era che la condanna ci fosse».

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Il processo non è stato facile, sostiene il legale, perché a finire sul banco degli imputati è stata – quasi – la vittima, che i legali della difesa hanno attaccato, per farla passare come una ragazza consenziente e che poi ci aveva ripensato, denunciando i sei imputati: «Una sporca vicenda – chiosa l’avvocato Garofalo – con una doppia violenza per la mia cliente. Tutto è stato detto in un modo violento che ha fatto male a tutti, non solo alla mia assistita ma anche a me».

Solo a Samuele La Grassa i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche, ritenendole prevalenti sulle aggravanti: e questo, unito al fatto che all’imputato è stata riconosciuta un’ulteriore attenuante (l’avere compiuto una condotta «la cui opera abbia avuto minima importanza nella preparazione o nella esecuzione del reato») ha ridotto la sua pena a soli 4 anni. La Grassa è l’unico del branco che quella notte non compì atti sessuali con la vittima.

Per gli altri invece nessuna attenuante, ma una pena ridotta rispetto alle richieste dell’accusa, con un’altra differenza: i 6 anni e 4 mesi inflitti a Cristian Barone, che prima dell’ingresso in camera di consiglio del collegio aveva chiesto scusa alla vittima, sono inferiori ai sette che hanno avuto Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia e Elio Arnao. Questi ultimi quattro e Barone sono stati anche interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, mentre i giudici hanno dato un’ulteriore chance a La Grassa.

Il paradosso

L’unico minorenne del branco, che è stato giudicato col meno severo regime previsto per gli imputati minori di età, ha preso più degli altri sei imputati maggiorenni: otto anni e otto mesi, contro i sette che sono la pena più alta inflitta dal tribunale ordinario.

La pena nei confronti del giovane, che compì i 18 anni pochi giorni dopo l’aggressione sessuale, è stata inflitta dal Gup e confermata, nelle scorse settimane, dalla Corte d’appello: ora non gli resta che il ricorso in Cassazione, dove il suo legale potrebbe far valere la disparità e l’eccessiva severità nei confronti del suo giovane cliente.

Il ragazzo aveva fatto, subito dopo essere stato arrestato, il 3 agosto dell’anno scorso, ammissioni che avevano convinto il Gip a concedergli l’uscita dal carcere e l’assegnazione a una comunità. Subito dopo, però, l’allora indagato aveva postato video sui social in cui sostanzialmente si vantava di essere diventato famoso e di essere ricercatissimo dalle ragazze: «Scusate ma non posso rispondere a tutte». Da lì il nuovo arresto e la permanenza in carcere, che dura da quindici mesi.

Con una condanna superiore a quella dei «correi», sebbene emessa con lo stesso rito, l’abbreviato, che dà diritto a una riduzione di pena di un terzo. Infine, nuovi guai per uno dei condannati, Flores, per il quale è in vista un nuovo processo dopo che la procura ne ha chiesto il giudizio per revenge porn ai danni della vittima. Flores, che non partecipò materialmente agli atti sessuali ma riprese le scene di sesso, avrebbe cercato di utilizzare i video per ricattare la ragazza.

I pm Giulia Amodeo, Monica Guzzardi e Mario Calabrese ora contestano a Flores, 23 anni, «la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti», un reato che punisce anche chi riceve i video e li gira ad altri senza il consenso delle persone rappresentate. Cosa che, nello specifico, non sarebbe avvenuta. Su Flores la gup Stefania Brambille deciderà il 12 dicembre.

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