Pnrr, la spesa sale a 51 miliardi: attivato il 92% delle misure

Affidate gare per 122 miliardi su 132

La spesa è salita a oltre 51 miliardi, il 92% delle misure è stato regolarmente attivato, sono state affidate gare per 122 miliardi su 132. È con questi numeri che il Pnrr arriva al giro di boa del primo semestre dell’anno. Dati «molto positivi», motivo di fierezza per la premier Giorgia Meloni, che però invita a non abbassare la guardia.

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A due anni dal traguardo l’attuazione del Piano «non consente pause», avverte: «Come insegna lo sport, è l’ultimo miglio» a determinare una vittoria o una sconfitta. La fotografia contenuta nella quinta relazione semestrale sullo stato di attuazione del Piano, approvata dalla cabina di regia, restituisce un «quadro di avanzamento molto positivo», sottolinea il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto.

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Anche sul fronte della spesa, che raggiunge i 51,4 miliardi, registrando «un avanzamento di circa 10 miliardi» rispetto ai 42 miliardi di fine 2023 (dato ridotto di oltre 4 miliardi, puntualizza il ministro, perché alcune misure sono state spostate fuori dal piano). Inoltre ad oggi le Amministrazioni titolari di interventi Pnrr hanno attivato 122 miliardi di affidamenti rispetto ad una previsione iniziale di 132 miliardi di euro: il restante 8% è in fase di perfezionamento. Gli investimenti per i quali sono state espletate tutte le procedure di gara sono pari a 111 miliardi di euro, ovvero il 91% delle misure attivate.

Numeri che, ci tiene a sottolineare Fitto, «sono un lavoro serio che dà l’idea della vera spesa e dell’avanzamento del piano»: lo si vedrà nei prossimi mesi. «Se noi abbiamo procedure di assegnazione e selezione per 164 miliardi, appalti per lavori e forniture attivati per 122 miliardi, parliamo di numeri che saranno un crescendo nei prossimi mesi – spiega -, abbiamo un superamento di gare per decine e decine di miliardi di euro che porteranno alla spesa concreta».

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Il primato

«Arriviamo all’appuntamento di oggi con un primato di cui possiamo essere tutti orgogliosi», sottolinea la premier Meloni nel suo intervento alla riunione, cui partecipano i ministri e i rappresentanti dei ministeri competenti, dell’Anci, dell’Upi e della Conferenza delle regioni e province autonome. «Siamo lo Stato membro che ha ricevuto finora l’importo maggiore, 113 miliardi e mezzo, a fronte dei 194,4 miliardi previsti dal Piano, ovvero il 58,4% del totale. Siamo stati i primi a chiedere e a ricevere il pagamento della quinta rata da 11 miliardi; i primi ad inoltrare la richiesta per la sesta rata da 8 miliardi e mezzo; e siamo a buon punto anche per la settima, che vale 18 miliardi e 200 milioni», elenca la premier.

Un lavoro di cui poter essere «fieri», dice ancora: ma «non dobbiamo fermarci» – è l’ammonimento – la Fase 2, cioè la messa a terra degli investimenti, è «fondamentale, forse la più importante» e «non sono ammessi errori e ritardi». Un quadro reale degli eventuali ritardi sarà più chiaro nelle prossime settimane, comunque prima della pausa estiva: entro oggi, infatti, vanno aggiornati i dati delle amministrazioni attuatrici sui vari progetti, dopodiché si capirà se e in quanti casi il governo dovrà intervenire con i poteri sostitutivi.

Intanto Fitto, che resta il candidato italiano più quotato per la poltrona di commissario Ue, si tiene lontano dalle polemiche. Glissa sull’ipotesi di dare all’Italia la nuova poltrona sul Mediterraneo. Esclude il rischio di problemi nel rapporto tra il governo italiano e le istituzioni europee. E sulla necessità di rivedere le scadenza del Piano, più volte sostenuta dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, svicola: il dibattito è «politico e legittimo», ma da ministro che segue il Pnrr non posso parteciparvi, ho una scadenza e «stiamo cercando di lavorare per confermare gli obiettivi al 2026».

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