Andrea Purgatori si moteva salvare: bastava una cura di antibiotici

Per il conduttore fatale un’infezione cardiaca

Un’endocardite infettiva che si sarebbe potuta curare con una serie di antibiotici. Questo avrebbe ucciso il giornalista Andrea Purgatori morto il 19 luglio dello scorso anno. La novità su cosa abbia causato la morte del giornalista arriva dalla perizia della procura di Roma, anticipata dal Corriere della Sera, il quotidiano per il quale Purgatori ha lavorato e condotto importanti inchieste giornalistiche.

La malattia, scrivono in sostanza i periti, non è stata mai diagnosticata ma sarebbe stata possibile debellarla ‘con una efficace cura antibiotica’, mettono nero su bianco i medici legali incaricati dai pm capitolini di capire le cause del decesso di Purgatori e se ci siano state negligenze e sviste da parte dei medici che lo hanno avuto in cura.

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La famiglia di Purgatori si dichiara «incredula» dell’operato dei medici e sottolinea in una nota come «la diagnosi iniziale del maggio 2023 del prof. Gianfranco Gualdi del dott. Di Biase e della dott.ssa Colaiacono di numerose metastasi celebrali era errata come è risultato senza incertezze dall’indagine autoptica». Aggiunge inoltre che l’errata diagnosi fu reiterata nonostante «i continui e gravi episodi ischemici» e non solo «ha sviato il percorso terapeutico della reale patologia» ma «ha avuto conseguenze gravissime, avendo condotto ad immediate ed importanti cure radio terapiche su tutto l’encefalo alla massima potenza e intensità».

Indagati quattro medici

Lo scorso 21 marzo, proprio per appurare la verità sulla morte del conduttore della trasmissione Atlandide, il gip di Roma, nell’ambito dell’indagine avviata in Procura e che vede indagati quattro medici per omicidio colposo, aveva affidato la maxi perizia. Nell’ambito dell’incidente probatorio, che era stato sollecitato nei mesi scorsi dai pm, il giudice aveva chiesto inoltre agli specialisti incaricati di fare chiarezza sulla presenza di metastasi e di tentare di accertare come e quando fosse partita l’infezione cardiaca. La perizia sembra quindi tracciare le prime risposte ai molti interrogativi che la morte di Purgatori aveva sollevato.

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Nel registro degli indagati sono iscritti il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, entrambi appartenenti alla sua equipe, e il cardiologo Guido Laudani, che ebbe in cura Purgatori. L’atto istruttorio irripetibile era stato chiesto dalla Procura capitolina nelle scorse settimane alla luce di una consulenza che era stata disposta per cercare di chiarire il quadro clinico del giornalista deceduto a 70 anni.

Nell’atto di richiesta vengono citate le conclusioni della consulenza. «In estrema sintesi» l’accertamento «evidenzia che il giornalista, pur affetto da tumore polmonare in metastasi, è deceduto per le conseguenze di una endocardite infettiva che ha indotto nel paziente una diffusa embolizzazione sistemica. Tale patologia – si legge – non è stata individuata in tempo utile per poter avviare tempestivamente le cure idonee, e proprio in relazione alla sua omessa e comunque tardiva diagnosi» si è proceduto all’iscrizione del cardiologo.

Gli accertamenti

Nella consulenza richiesta dal pm Giorgio Orano (a firma Luigi Marsella e Alessandro Mauriello) che, in seguito all’esposto della famiglia, ha indagato per omicidio colposo i quattro medici si legge che Laudani, scrive ancora il Corriere della Sera, «ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura».

«Sarebbe stato certamente opportuno — annotano gli esperti nella perizia — eseguire un set di emocolture e richiedere una consulenza infettivologica. Gli accertamenti indicati avrebbero potuto intercettare il patogeno responsabile degli eventi febbrili e dell’endocardite infettiva con successiva richiesta di trasferimento in altra struttura». La perizia ha escluso anche la presenza di metastasi cerebrali indicate dal professor Gualdi e aggredite con una radioterapia dagli effetti collaterali problematici.

 

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