L’informazione UE come «gli aquiloni» di Antoine, ma con i soldi dei cittadini

di Eugenio Preta

Grande idea dell’Europa: pensa ad una pubblicazione gratuita curata da 8 testate internazionali, ma tutte di sinistra

Nello scorso fine settimana, in molti quotidiani europei è apparso un avviso che offriva ai propri lettori l’abbonamento annuale gratuito ad una nuova pubblicazione europea «European Focus». Dal momento che l’Europa sembra essersi chiusa in un vicolo cieco e non riesce più a veicolare un’immagine positiva, Bruxelles ha ritenuto di aver trovato così una soluzione efficace per sintonizzare tutti gli europei sul «racconto» della guerra in Ucraina e impedire ogni possibile confusione.

Come non ripensare, a questo punto, ad un pezzo di un cantautore francese, famoso in Italia degli anni 70, Antoine, che ci spiegava come non avesse voglia di leggere i giornali e preferisse piuttosto costruirsi degli aquiloni per mandare le informazioni su nel cielo? «European Focus» quindi, associata ad altre otto testate giornalistiche europee, avrà il compito di offrire settimanalmente ai lettori una nuova maniera di leggere l’Europa. Il progetto oltre ad essere ambizioso appare anche molto generoso

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Ogni mercoledì i lettori che ne avranno fatto richiesta riceveranno nella loro casella di posta elettronica notizie sugli eventi ucraini e sugli affari europei provenienti simultaneamente da Sarajevo, Madrid, Varsavia, Parigi, Kiev, Tallin, Roma, Budapest e Berlino. Un pluralismo geografico dovuto proprio perché la guerra in Ucraina ha dimostrato come l’Europa vada molto al di là delle frontiere geografiche dell’Unione europea e come non possa essere rappresentata esclusivamente da Bruxelles.

In un anelito di generosità, i media coinvolti nel progetto, ubicati dal Mediterraneo al Baltico, hanno deciso di unire le loro fonti di informazione per analizzare problemi che interessano tutti gli europei. Così, a partire dal prossimo 28 settembre, ogni mercoledì gli abbonati potranno leggere 5 articoli in lingua inglese, sullo stesso tema ma sempre presentati da ottiche (geografiche?) differenti.

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Un’operazione contro la disinformazione e per la diffusione della parola appropriata condotta da giornali del calibro del tedesco Tagesspiegel, del francese Liberation, dell’italiano Domani, dello spagnolo El Confidencial, del polacco Gazeta Wyborcza, del bosniaco Balkan-Insight e dell’estone Delfi, giornali che però rappresentano tutti una stessa visione e nessuno dei quali potrebbe far pensare ad una voce dissidente sulle realtà effettive europee.

European Focus ovviamente, verrà finanziato dalla Commissione europea attraverso il circuito del tedesco N-Ost, un giornale scelto dalla Commissione perché specializzato nel giornalismo transfrontaliero. E N-Ost, da buon esecutore ha già avviato una campagna di reclutamento attraverso la pubblicazione di un bando di concorso apparso sul suo sito.

N-Ost, si legge nel sito, ha avviato il progetto EUD, EuropeanUkraine Desk, per favorire la collaborazione tra i media ucraini, francesi, italiani, tedeschi, ungheresi, estoni, di Serbia e di Spagna allo scopo di rafforzare l’intesa tra i media specialisti e per combattere la disinformazione. Ovviamente desta qualche preoccupazione, solo a livello di libertà e democrazia però, che questo progetto riguardi soltanto media della stessa natura e che non venga invece allargato alla voce di media dissidenti e fuori dal coro proprio per obbedire ad un dovuto pluralismo di informazione che potrebbe servire alla trasparenza delle fonti e permettere ai cittadini cui si rivolge un’informazione adeguata.

Purtroppo anche al tempo della Germania nazista esisteva un sistema simile, chiamato «Propagandastaffel», un servizio incaricato dalle autorità di controllare la stampa e l’editoria.

Oggi, «Mutatis mutandis» l’Esecutivo europeo, avviando European Focus sembra rivestire proprio i panni tanto deprecati di una propaganda a senso unico e per di più senza la seppur minima trasparenza dal momento che non si riesce ancora a conoscere l’entità delle sovvenzioni elargite dall’Unione europea a questi media volenterosi, incaricati di propagandare la buona parola.

Per inciso, ancora una volta, si tratterebbe di soldi dei contribuenti europei che sembrano non essere a disposizione proprio di tutti e invece vengono impiegati solo a favore dei più fortunati iscritti al circolo del pensiero unico dominante.

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