Pnrr, l’Italia intravede la terza tranche. Bruxelles soddisfatta dei progressi

Gentiloni: «Governo lavora bene, impegno straordinario»

La corsa del Pnrr procede secondo i piani anche con il cambio di governo, e l’Italia intravede già la terza rata, a fine anno, da quasi 20 miliardi di euro. Non è solo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a rassicurare che gli obiettivi di dicembre sono alla portata: anche la task force europea, dopo aver fatto il giro nei ministeri di Roma questa settimana, torna a Bruxelles soddisfatta perché non ha riscontrato lentezze anomale né criticità preoccupanti che avrebbero potuto mettere a rischio l’erogazione della rata di dicembre.

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Le modifiche al piano

E c’è anche un altro passo avanti: è partito il confronto tra Governo e tecnici Ue per modificare il piano, che per molti ministri è diventato irrealistico a causa dei costi lievitati per la guerra. Bruxelles è d’accordo, purché le modifiche riguardino singoli investimenti e non tutti, e le riforme non si tocchino. «In questi giorni, stiamo lavorando intensamente per conseguire i 55 obiettivi del secondo semestre 2022», siamo «già a buon punto e centreremo sicuramente anche questo traguardo», ha detto Giorgetti al primo evento annuale sul Pnrr organizzato dall’Italia insieme alla Commissione europea, non a caso al termine della missione dei tecnici Ue.

Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, ha spiegato che la squadra europea ha «verificato» un livello di impegno «straordinario» di tutte le amministrazioni, a dimostrazione che se il Governo Draghi aveva lavorato bene, il nuovo «sta lavorando altrettanto bene». Tanto che la stessa task force Ue si è spinta a dire di essere «incoraggiata» dai progressi sull’attuazione del Pnrr, ed «abbastanza ottimista» che la terza rata possa arrivare nei tempi previsti, cioè a inizio 2023.

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Ma la squadra di Bruxelles non ha soltanto verificato che il passaggio di consegne tra vecchio e nuovo governo sul Pnrr fosse andato liscio. Ha anche avviato il negoziato sulla revisione che il Governo Meloni – insieme ad altri Paesi – chiede da quando si è insediato. La Commissione è aperta alle modifiche, e alla collaborazione con le autorità italiane. Gentiloni assicura la massima disponibilità per risolvere «difficoltà, strozzature, singoli progetti che incontrano problemi concreti».

I paletti dell’Ue

La Ue fissa però dei paletti molto precisi: gli adeguamenti dei costi ci potranno essere «se necessari, su specifici progetti. Ma stiamo parlando soltanto di investimenti. Non si può tornare indietro e ridurre l’ambizione delle riforme», ha detto il vice capo della task force Ue sul Recovery plan, Declan Costello. Anzi, è proprio sulle riforme che l’Italia deve dare prova di volontà: servono con urgenza, ad esempio, quelle sull’energia, perché se i tempi delle autorizzazioni per il solare sono troppo lunghi, mettono a rischio anche i progetti perché potrebbero non materializzarsi in tempo, ha detto il capo della task force del Recovery plan, Eric von Breska.

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Quello dei costi saliti per l’inflazione e il caro-materiali è un tema molto sentito da tutti i ministri, tanto che il Mef ha messo a punto un decreto, diventato operativo ieri, con oltre 8 miliardi di euro del Fondo per l’avvio delle opere indifferibili che consente di far partire entro il 31 dicembre 2022 le procedure di affidamento degli interventi previsti dal Pnrr, sbloccando gli interventi infrastrutturali strategici.

Fitto: «Valutazione ambito per ambito»

Ma non basta per assicurare che il resto del piano proceda senza intoppi, soprattutto adesso che si è passati alla fase di attuazione degli investimenti e quindi alla fase della spesa. Il ministro degli Affari europei con la delega al Pnrr, Raffaele Fitto, ha spiegato che il Governo sta lavorando proprio sull’orizzonte 2026, e dovrà fare «una valutazione ambito per ambito», per capire dove, «per ragioni oggettive» visto che il Pnrr è stato scritto prima della guerra, ci sono «difficoltà» dovute ai costi di energia e materie prime.

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