Morte di Pamela Mastropietro: l’Appello riapre l’istruttoria per lo stupro

I giudici perugini ascolteranno due uomini con i quali Pamela aveva avuto rapporti sessuali

Ci sarà un nuovo atto nella vicenda giudiziaria legata all’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e fatta a pezzi a Macerata il 30 gennaio 2018, dopo essersi allontanata da una comunità terapeutica. Nel processo d’appello bis, seguito al rinvio dalla Cassazione, la Corte d’Assise d’appello di Perugia ha riaperto l’istruttoria, per sentire due testimoni, per la sola accusa di stupro a carico del pusher nigeriano Innocent Oseghale, 32 anni. L’imputato è stato condannato all’ergastolo in primo grado e nel precedente processo d’appello ma, se cadesse l’aggravante di violenza sessuale, la pena potrebbe scendere a 30 anni di carcere.

I giudici perugini, il 25 gennaio prossimo, ascolteranno due uomini con i quali Pamela aveva avuto rapporti sessuali dopo essere scappata dalla comunità, prima di incontrare Oseghale a cui aveva chiesto di aiutarla a trovare eroina; aveva seguito il 32enne in un’abitazione in via Spalato 124 a Macerata, dove aveva assunto la droga: lì si erano consumati l’omicidio, con una coltellata, e il presunto stupro; il corpo era stato fatto a pezzi da Oseghale e lasciato fuori città in due trolley sul ciglio della strada, dove era stato trovato. Il nigeriano continua a respingere le accuse di omicidio e stupro.

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La famiglia di Pamela Mastropietro: «Violenza sessuale era già provata»

Per la famiglia di Pamela continua invece il «supplizio», per un processo la cui fine si allontana ancora. I famigliari ritengono che non si doveva arrivare a questo punto, che la «violenza sessuale era già provata pienamente, come confermato dalla Procura generale».

Da parte sua, infatti, la Procura generale di Perugia, guidata da Sergio Sottani, aveva chiesto la conferma dell’ergastolo: lo stupro in occasione dell’omicidio, aveva ribadito, può dirsi «certo» alla luce di una pluralità di elementi, documentali, testimoniali, logici, emersi in dibattimento.

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In subordine l’ufficio, rappresentato dal sostituto pg Paolo Barlucchi, aveva chiesto di riaprire l’istruttoria per sentire i testimoni sulla scorta anche delle indicazioni della Cassazione. I giudici, dopo due ore e mezza di camera di consiglio, hanno riaperto l’istruttoria.

I legali di Oseghale

I difensori di Oseghale hanno ribadito la richiesta di assoluzione e di rideterminare la pena. «Non ci sono riscontri probatori – ha rimarcato l’avv. Simone Matraxia – e quella che viene paventata nella sentenza della Corte d’assise d’appello di Ancona, e in maniera contraddittoria come evidenziato dalla Cassazione, è un’ipotesi fondata sul nulla. Spero che la Corte di Perugia ne prenda atto. Riteniamo che questo contenuto probatorio non sia assolutamente decisivo e che, per come è formulata l’ipotesi accusatoria, il supplemento istruttorio richiesto dalla Procura generale nulla può apportare».

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