Baby rapinatore ucciso da un carabiniere, il pm: «Fu omicidio volontario»

Il padre di Ugo Russo: «Per la mia famiglia sono stati e sono anni difficilissimi»

Omicidio volontario «con le aggravanti di aver approfittato delle circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la difesa, dell’abuso di potere e di aver commesso il delitto ai danni di un minore». E’ il reato configurato nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dai sostituti procuratori Simone de Roxas e Claudio Siragusa, e contestato al carabiniere C.B., che il 10 novembre compirà 25 anni e che il marzo del 2020, nel corso di un tentativo di rapina ha ucciso Ugo Russo, 15 anni.

E quella notte, dopo il colpo fallito, quando Ugo provò a scappare quando «il carabiniere ha fatto fuoco». Il 15enne, secondo quanto ricostruito dalla Procura anche sulla relazione balistica, stava cercando «di raggiungere lo scooter Peugeot grigio sul quale lo attendeva il complice e con cui era entrato in azione» per rapinare il Rolex del militare.

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«Il carabiniere ha prima esploso due colpi, uno dei quali ha trapassato la spalla della vittima» con la sua pistola d’ordinanza. E poi, dopo una pausa, «ne ha esplosi altri due, entrambi andati a segno, l’ultimo però alla testa e risultato essere quello fatale». Ugo impugnava invece una pistola risultata essere una replica di una semiautomatica Bruni ma priva del tappo rosso.

La difesa: «Il colpo alla testa c’è stato, il problema è capire quando è partito»

«Rispettiamo le conclusioni a cui è pervenuto il Pm, fermo restando che non le condividiamo e siamo certi di dimostrare durante il processo una versione alternativa – dice l’avvocato Mattia Floccher che insieme a Enrico Capone difende il militare – ovviamente abbiamo anche noi i nostri consulenti tecnici. Il colpo alla testa c’è stato, il problema è capire quando è partito questo colpo»

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Le parole del padre di Ugo Russo

«Per la mia famiglia, per mia moglie e i miei altri figli, sono stati e sono anni difficilissimi», sottolinea a caldo Enzo Russo, padre del quindicenne. «Abbiamo sopportato il dolore della perdita di Ugo insieme a pressioni e insulti di ogni tipo perché continuiamo a chiedere giustizia e verità. Abbiamo ricevuto anche tanta solidarietà da chi pensa che la giustizia debba valere per tutte e tutti», spiega. «Nulla potrà restituirci Ugo – aggiunge Russo – ma ora chiediamo che il processo arrivi presto. Abbiamo bisogno della completa verità». Ora la difesa avrèà 20 giorni per presentare memorie difensive. Poi la palla passa al Gip che dovrà decidere per l’eventuale rinvio a giudizio.

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