Il documento del Ministero per la mobilità sostenibile, solo un deja vu

Non aggiunge niente ma evidenzia ritardo ed arretratezza di cui è parte attiva

Come un orologio svizzero, poco prima del termine del Governo, il MIMS rilascia il documento «Investimenti, programmi e innovazioni per lo sviluppo della mobilità sostenibile nelle città metropolitane», sintesi delle attività svolte negli ultimi 20 mesi. Una sorta di «bibliografia» redatta dalla Struttura Tecnica di Missione del Ministero, istituita nel 2015 con un decreto dell’allora Ministro Del Rio.

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Un documento povero, ancorato sempre più sulla base di dati antiquati ed analisi storiche, non rispondenti alle reali condizioni che rilevano sulla mobilità in ambito urbano. Il testo, come cita lo stesso documento, «è articolato in cinque parti e una Appendice».

Nella prima vengono descritte le politiche del MIMS per le aree urbane e metropolitane; nella seconda viene riportata un’analisi della domanda e dell’offerta di trasporto più rilevante per la mobilità locale; nella terza vengono descritti gli strumenti per migliorare la mobilità nelle aree urbane e metropolitane; nella quarta vengono riportati alcuni dei principali Piani e programmi per le città metropolitane e le aree urbane; nella quinta viene riportata una sintesi dei principali interventi e programmi prioritari per lo sviluppo delle Città metropolitane. Infine, l’Appendice al testo riporta le schede di sintesi sui programmi prioritari di investimenti per il trasporto rapido di massa delle Città metropolitane».

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Qual è il valore aggiunto offerto da questo documento non è dato sapere, ma certamente è intuibile dopo la sua lettura. Quanto riportato si riferisce ad interventi già abbondantemente discussi e dettagliati nei diversi strumenti di programmazione nazionale (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Piano Nazionale Complementare, Allegato Infrastrutture al DEF e così via dicendo).

Il quadro d’insieme sulle politiche per le aree urbane e metropolitane è ormai arci noto agli addetti ai lavori: raccomandazioni, indirizzi, politiche che in questi anni non hanno mai trovato spazio verso una giusta applicazione nel settore ma soltanto hanno reso operativo un PNRR al cui interno, per ferma volontà della Commissione, doveva prevedere azioni inerenti alla riforma del settore. Che necessita assolutamente.

Un esempio lampante è quanto accaduto, ed accade sul TPL, la cui legge di riforma, per il Governo dei Migliori, è risultato essere soltanto uno specchietto per le allodole (leggasi ritardi, proroghe, DDL, Leggi).

Analogamente dicasi per il quadro di insieme della domanda di mobilità e dell’offerta di trasporto. Numeri aggregati che non contribuiscono ad una corretta lettura del fenomeno sul territorio nazionale, caratterizzato da profonde differenze da Nord a Sud, a conferma che la «Questione meridionale» sulla mobilità e sui trasporti è sempre presente e regna sovrana. Ma ovviamente la Struttura di Missione ed il MIMS non intervengono su questo aspetto e si limitano a tracciare tabelle e grafici complessivi, che rimangono fini a se stessi.

Approccio medesimo sull’analisi dell’offerta di trasporto che, a differenza della domanda di mobilità, tenta (dico, tenta) di discretizzare l’analisi nelle 15 città metropolitane (quando è possibile leggere i dati, se non disponibili). Ambiti urbani, il cui comportamento è al pari o decisamente superiore alle città metropolitane, sono completamente esclusi dalla presente «bibliografia». I Sindaci e gli esperti del settore se ne facciano una ragione.

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Ma la parte migliore, il cosiddetto «cuore», del documento è dedicato agli strumenti per migliorare la mobilità nelle città, un elenco di best practices datate, note da almeno vent’anni e che, «come un orologio svizzero», vengono riproposti per alimentare documenti carenti di contenuti. Mobility Managment, se ne parla dal 1998 con il Decreto Ronchi, decarbonizzazione della mobilità delle merci, argomento avviato in Commissione Europea negli anni ’90 e che oggi trova una risposta nella transizione energetica, fulcro delle azioni necessarie ad efficientare un sistema in grave affanno, Smart Mobility, seguito della città intelligente nata nei primi anni del 2000 e che oggi si traduce in una necessità di servizi intelligenti per la mobilità, digitalizzati e contestualizzati alle esigenze dei cittadini.

Aspetti che conosciamo già, che non aggiungono niente di nuovo. Anzi, evidenziano un ritardo ed una arretratezza di cui il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile è parte attiva.

Faccio un esempio: la mobilità per le persone diversamente abili, da troppo tempo abbandonati a se stessi, pesantemente limitati nei propri spostamenti. Il documento richiama questo aspetto su due punti, per il resto buio totale:

1. La strategia del MIMS per promuovere e accompagnare il miglioramento della qualità della vita nelle città è basata sui seguenti pilastri: omissis, l’aumento della quota modale di mobilità sostenibile, con la sostituzione dell’uso dell’auto con sistemi di mobilità collettiva e condivisa, micromobilità elettrica, mobilità attiva a piedi e in bicicletta, e il miglioramento dell’equità e dell’inclusione sociale tramite l’aumento dell’accessibilità ai servizi di mobilità condivisa dei territori periferici e delle persone con disabilità;

2. Va quindi aumentato lo spazio destinato alla ciclabilità (oltre che alla pedonalità e al trasporto pubblico) e razionalizzato quello per la circolazione e sosta dei veicoli privati, evitando di sottrarne alle altre componenti più vulnerabili e già povere di spazio come pedoni, bambini, anziani e disabili (sono quindi da superare, salvo eccezioni, i percorsi ciclopedonali e quelli su marciapiede).

E queste sono le strategie di un Ministero? Poco, troppo poco. Niente da dire, un documento che il Ministero poteva tranquillamente evitare di pubblicare in un momento storico le cui esigenze, anche sui trasporti, sono ben altre.

Il documento si conclude con il riepilogo dei piani e programmi per la mobilità sostenibile nelle aree urbane e degli interventi e programmi prioritari per lo sviluppo della mobilità sostenibile nelle città metropolitane.

A voi l’analisi. Ad maiora.

Setaro

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