Quattro anni fa il crollo del ponte Morandi e con la vendita di Aspi i Benetton portano a casa 8 miliardi

43 morti dopo, 3 Governi, 59 imputati ma nessun colpevole

di Massimo Ruspandini* e Marco Foti**

Oggi, 14 agosto, ricorre il quarto anniversario della tragedia di Genova, una città allora divisa in due ed affranta dal dolore della perdita di 43 persone. Il Governo locale e regionale non si è perso d’animo. Insieme a tutte le parti sociali della città e della regione ha realizzato un’impresa, che tutti davano per impossibile.

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Il sindaco Marco Bucci ed il governatore Toti hanno fatto sì che l’emergenza durasse giusto il tempo della realizzazione della nuova opera. Il centro destra, in Liguria, è stato l’esempio della politica del “fare”, senza fronzoli.

In parallelo però sono trascorsi più governi, diversi ministri (Toninelli, De Micheli, Giovannini), tutti rappresentati da un unico obiettivo, tutelare la famiglia Benetton, azionista di controllo della holding Atlantia e quindi di ASPI.

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Non vogliamo entrare nel merito delle vicende penali, è in corso un maxi processo che vede 59 imputati. Il punto è un altro. In tutta questa vicenda gli unici a non aver subito alcun danno patrimoniale sono proprio i componenti della famiglia Benetton.

Vorremmo ricordare il default che hanno subito le imprese genovesi e liguri per il danno subito, vogliamo ricordare i danni che ancora subiscono le famiglie, le aziende ed i piccoli commercianti che non sono rientrati nel novero dei rimborsi. Invece, alla fine, lo Stato ha pagato 8 miliardi di Euro alla holding Atlantia, rendendola una delle company più facoltose della storia italiana. E tutto questo è avvenuto con la complicità di tre Governi, Conte 1 (ministro Toninelli), Conte 2 (ministro De Micheli), Draghi (ministro Giovannini).

La revoca della concessione

All’atto della tragedia il presidente del Consiglio Conte ed il M5S proclamano la procedura di revoca della concessione, il ministro Toninelli diventa portavoce di un’azione che si aspetta tutta la Nazione. Invece, il Governo rallenta e tende a far scivolare la vicenda nel dimenticatoio. Ancora di più avviene con l’avvento del Conte 2 ed il ministro De Micheli, il quale chiede ad Aspi di proporre una transazione a fronte di un esborso da parte dello Stato ed una promessa per un piano straordinario di manutenzione. L’accordo di vendita allo Stato è storia attuale.

Le nostre considerazioni sono innumerevoli, a partire dalla linea comune di conduzione della trattativa dei diversi Governi. In tutti questi anni abbiamo sempre evidenziato la discrasia tra le decisioni assunte e la comunicazione verso l’esterno.

Innanzitutto la cessione di Autostrade al consorzio guidato da CDP con i fondi Blackstone e Macquarie è stato un dispendio per le casse dello Stato (ricordiamo come il contratto stabilisca un prezzo di 9,1 miliardi per l’intero capitale di Aspi, questo corrispondente a circa 8 miliardi per l’88% detenuto da Atlantia).

Il contenzioso con lo Stato e l’accordo

La famiglia Benetton di fatto ha concluso il contenzioso con lo Stato e l’accordo, siglato dopo tre Governi, prevede una serie di clausole e garanzie che rendono l’affare ancor più vantaggioso. Ma non è tutto. Dopo la vendita di Autostrade per l’Italia la famiglia Benetton ha raggiunto un accordo con Dufry su Autogrill, creando il colosso mondiale di negozi e ristoranti in viaggio. Infine, a settembre, è prevista l’Opa di Edizione su Atlantia.

Di fatto è in atto la smobilitazione di grandi aziende nazionali, e tutto questo nel silenzio più assoluto. Non è concepibile. Fratelli d’Italia ha sempre individuato come obiettivo principale la difesa dei suoi assett strategici e Aspi non può non essere considerata come tale, sia per la storia e sia per l’indotto. E se questo è valso quando eravamo all’opposizione, lo sarà a maggior ragione nel caso gli italiani ci avranno investiti della responsabilità di guidare il Governo.

Lo faremo come abbiamo sempre fatto, avendo come punto di riferimento la tutela degli interessi dell’Italia e degli italiani e denunciando, laddove ce ne saranno, le responsabilità di chi dal crollo del ponte Morandi è stato capace di fare soltanto annunci ed appelli.

*Massimo Ruspandini,
capo gruppo in Commissione Trasporti al Senato e
responsabile nazionale del Dipartimento Trasporti di FdI

** Marco Carmine Foti,
dirigente nazionale  del Dipartimento Trasporti di FdI

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