I suoi valori solidaristici e il suo volere morale prevedono una politica capace di costruire uno Stato che non sia preda dei partiti
Voglio chiarire una volta per tutte che viviamo in una realtà nefasta che va oltre la proiezione della guerra in Ucraina. Oggi in tale contesto storico non appare, idealmente, più presente una destra e/o una sinistra se non quelle tanto millantate e poco reali che, nella vulgata, usano termini come populismo, sovranismo e/o globalismo.
Tali presunte e pretese categorie prestano il fianco a declinazioni singolari, occasionali, opportunistiche. Ovvero divengono specchio di storture di una ermeneutica fatta di propaganda senza aver saputo mai leggere un libro. Oggi vi è sotto gli occhi di tutti un potere che si qualifica come deep-state (ovvero il potere degli apparati e degli stati profondi) che ha bisogno, di contro, di un antagonismo che esprime un pensiero differente fatto di consapevolezza e solidarietà.
Il primo risponde agli interessi della globalizzazione ed il secondo alle necessità delle comunità di prossimità. Il primo utilizza il sistema egemonico di informazione e sapere, di segni e visioni furbe che costruisce immaginari fittizi, talmente raffinati, che riescono a farci credere che siamo noi a scegliere in un sistema di riflessi condizionati che seminati qui e lì ci fanno vivere una sorta di sindrome di Stoccolma: ovvero che ci conducono da vittime ad adorare i nostri carnefici.
Il secondo ha bisogno di relazioni umane, del calore degli affetti, della necessaria sicurezza. Il primo si pasce di Massimo Recalcati e Vito Mancuso, psicologi prestati alle nuove ideologie e teologie, che costruiscono un pensiero in maniera sofisticata e sottile e con linguaggi finto-accessibili che ci rendono prede facili da captare.
Il secondo sublima, oltre la destra e la sinistra, Federico Caffè, economista scomparso nei meandri oscuri senza lasciare traccia di sè se non i sui libri, i suoi valori solidaristici, il suo volere morale che pretende una politica che sia capace di costruire uno Stato, non preda dei partiti, ma realtà spaziale e temporale da vivere come strumento/istituzione utile e lucido destinato, ove possibile e con una sensibilità diffusa, a ridurre le diseguaglianze.
Il primo porterà al suicidio di una società che prevedibilmente condurrà alla guerra di tutti contro tutti, al terrorismo ed alle lotte fratricide. Il secondo proverà a coltivare speranze, affinchè si possa esaltare la dignità di ciascuno, in quanto uomo che vive di prossimità, di comunità, di appartenenza, di affermazione della soluzione di molti sul bisogno vissuto da troppi.