Negoziati di pace, Mosca: «Neutralità e Nato, posizioni più vicine». Ma Kiev la gela

La strada verso la pace sembra ancora in salita

La speranza è che gli spiragli degli ultimi giorni si trasformino presto in un reale accordo per il cessate il fuoco e la fine dei bombardamenti russi sulle città dell’Ucraina. Ma il clima resta teso e, fuori dal tavolo delle trattative, il botta e risposta tra i negoziatori sembra dimostrarlo, e indica come la strada verso la pace sia ancora in salita.

Così Vladimir Medinsky, che guida la delegazione russa, spiega come Mosca e Kiev siano a metà del lavoro sul cruciale nodo della smilitarizzazione dell’Ucraina, e che le posizioni sulla neutralità di Kiev e la sua rinuncia alla Nato sono adesso più vicine. Ma allo stesso tempo ribadisce con forza come sul Donbass non si tratta: «Su questo non torneremo mai indietro».

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L’uscita però non è piaciuta a Kiev

Così la replica da parte di Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente Voldymyr Zelensky e capo dei negoziatori ucraini, è arrivata a stretto giro di posta su Twitter. «Le dichiarazioni della parte russa sono solo loro richieste», ha chiarito: «Le nostre posizioni restano le stesse: cessate il fuoco, ritiro delle truppe e rigide garanzie di sicurezza con formule specifiche». Rincara la dose Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente Zelensky: «Sia chiaro, non ci arrenderemo mai».

E se da una parte «i negoziati continuano, in videoconferenza, e si svolgono più volte al giorno», dall’altra «ci sono tante informazioni che arrivano e un po’ di confusione in proposito». L’obiettivo per arrivare davvero ad un accordo resta comunque quello di arrivare ad un incontro tra il presidente Zelensky ed il presidente Putin».

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«Tutto dipenderà dalla modalità del documento, su cui dobbiamo ancora concordare», ha fatto eco da Mosca il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov. Intanto sul suo canale Telegram il consigliere dell’ufficio di presidenza ucraino Oleksiy Arestovych afferma come la «fase attiva» della guerra dovrebbe concludersi in due, tre settimane, dicendosi certo che «se i russi dovessero aggiungere alcune riserve da qualche parte, provare ad andare all’offensiva, finirà comunque con la loro sconfitta». Ecco allora che «a metà aprile, o alla fine di aprile, i residenti di Kiev che se ne sono andati potranno tornare a casa».

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