Il processo di indipendenza dell’Ucraina

Quando gli ucraini etnici erano visti come un «fratello minore o cugino» della comune ‘nazione’ russa

L’Ucraina, fino alla metà degli anni ’80 dello scorso secolo, era considerata dalla Russia, così come dalle altre ex Repubbliche dello spazio sovietico, una sorta di propaggine territoriale della Russia. Gli ucraini etnici erano visti come un «fratello minore o cugino» della comune ‘nazione’ russa.

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La Repubblica Ucraina rappresentava una parte integrante, nonché un fedele servitore di quell’entità sovranazionale e statale denominata Unione Sovietica. I quadri dirigenti ucraini degli anni settanta e prima parte degli anni ottanta erano ligi al sistema precostituito e attenti osservatori nell’attuazione delle politiche del regime.

I tentativi di riforma della neo-politica di quel tempo introdotta da Michail Gorbačëv – i più adulti si ricorderanno i termini glasnost’ (trasparenza) e perestrojka (ricostruzione / riordinamento ecc.) – tendente a perseguire giuste finalità di riforme, anche radicali, all’intero dell’Unione Sovietica e mirante a una distensione politica internazionale, dettero un impulso decisivo ai rinnovati sentimenti e movimenti nazionali e nazionalistici delle Repubbliche sovietiche.

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Il senso di appartenenza etnica, religiosa e/o nazionale all’interno delle diverse ex Repubbliche, anche se sopito e addomesticato dalle diverse ondate repressive operate da Stalin e da alcuni dei suoi successori, non si erano mai dissipati del tutto. In quanto appena detto si può scorgere un parallelo con la Russia di Putin.

La catastrofe della centrale nucleare di Čornobyl’

Indubbiamente un sussulto poderoso al sistema di governo dell’Ucraina degli anni ’80 – ricordiamo che essa rappresentava la seconda Repubblica più importante dell’ex URSS dopo la Russia, spesso definita «il suo fiore all’occhiello» – la cui politica, come già ricordato, era alquanto refrattaria alle idee riformistiche di Gorbačëv, fu scatenato dalla catastrofe della centrale nucleare di Čornobyl’ (in russo: Černobyl’), situata ad appena 130 km a nord-ovest di Kyiv.

Tale sciagura creò le premesse per un movimento a sfondo ecologista e di opposizione politica, noto come «mondo verde» (ucr. Zelenyj svit), guidato da Jurij Ščerbak che, nel 1990, si evolse nel partito dei verdi. L’attaccamento delle autorità governative centrali allo sviluppo del programma nucleare spinse ulteriormente le forze di opposizione e dell’opinione pubblica verso sentimenti di insofferenza e di autonomia nei confronti delle prime, rinvigorendo, in tal modo, le aspirazioni di emancipazione dal sistema statale costituito.

Un altro fattore o concausa che incoraggiò i sentimenti di autonomia e corroborò una parte degli ucraini etnici (la maggioranza della popolazione) e le forze di politiche di opposizione può essere messo in relazione all’allentamento delle misure restrittive e punitive solitamente esercitate contro la dissidenza politica e culturale. Questo è un motivo per cui Putin, memore delle lezioni storiche di quel periodo, si è preparato, con largo anticipo, il terreno politico e il consenso sociale e, entro certi limiti, ha manipolato, offendo una visione ed interpretazione unilaterale delle contingenze storico-culturali di quegli anni con la repressione. I metodi con cui si mette a tacere il pensiero, le posizioni storiche e il giornalismo di opposizione russa sono ampiamente noti.

Il ruolo di quelle chiese cristiane ortodosse e uniati

Nella cornice storica appena prospettata va inserito il ruolo di quelle chiese cristiane ortodosse e uniati (greco-cattoliche) che fino a quel momento erano state marginali o in esilio ma che, sul finire degli anni ’80, cominciarono a svolgere un ruolo di sedimentazione ‘nazionale’ nel processo verso l’autonomia. A questo si può aggiungere la rinata consapevolezza di alcuni scrittori e intellettuali (Hončar, Drač, Dzjuba ecc.) i quali, rifacendosi, alla continuità storico-culturale e linguistica degli anni ’20 del XX secolo, successivamente interrotta dalla politica linguistico-culturale di Stalin (dal 1932-33 in poi), promossero e sostennero una nuova ondata di ucrainizzazione nell’uso della lingua.

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Queste iniziative si concretizzarono con la fondazione di associazioni linguistico-culturali come, ad esempio, la «Società Ševčenko per la lingua ucraina». Si ricominciarono a ridiscutere esplicitamente, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica, quei periodi storici controversi e, fino ad allora, sottaciuti, quali la «grande carestia» (ucr. Holodomor) degli anni ’30 del XX secolo o l’effimera esistenza della Repubblica Popolare Ucraina (1918-1920).

Sul piano politico determinante fu il ruolo del movimento politico «Rux» (che in ucraino significa appunto «movimento») nel quale confluirono diverse forze di opposizione e, grazie al quale, si promosse l’uso di una simbologia nazionale, ad esempio, la bandiera giallo-blue, il tridente ecc. Con l’adesione dei diversi partiti ad alcune delle idee e dei punti programmatici avanzati da Rux, l’ucraino fu proclamato lingua ufficiale nel 1990. In questo contesto politico emerse la figura di Leonid Kravčuk (nato nel 1932) che di lì a poco sarebbe divenuto il primo presidente della Repubblica, inaugurando, in tal modo, il nuovo corso storico e la conquista della tanto agognata indipendenza politico-statale dell’Ucraina.

Il trattato tra le due ex Repubbliche sovietiche

Il 19 novembre 1990, a seguito di un trattato tra le due ex Repubbliche sovietiche, la Russia e l’Ucraina fissarono e riconobbero i reciproci confini di stato e la rispettiva sovranità. Quest’ultimo può essere considerato un punto di svolta nelle relazioni tra Russia e Ucraina. Per la prima volta nella storia Mosca riconosceva ufficialmente l’esistenza di una Ucraina a sé stante.

Il fallito colpo di stato a Mosca dell’agosto del 1991 portò a compimento questo processo, inducendo, non solo in Ucraina ma anche in altre ex Repubbliche, alla dichiarazione di Indipendenza, proclamata il 24 agosto 1991 e celebrata ogni anno in tutto il Paese con una parata militare.

L’atto di Indipendenza fu confermato il 1 dicembre dello stesso anno con una votazione popolare: il 90% degli elettori (inclusi numerosi russi etnici e altre nazionalità) si espressero a favore di tale ineluttabile decisione. Va, tuttavia, specificato che le percentuali dei votanti che si espressero a favore dell’Indipendenza variò in base alle regioni. Il già menzionato Leonid Kravčuk fu confermato primo presidente dell’Ucraina indipendente.

Come sottolineato da diversi storici, l’Ucraina, a differenza di altri Stati, riuscì a completare l’iter verso la propria indipendenza abbastanza celermente, senza grandi conflitti interni ed esterni e, soprattutto, evitando spargimenti di sangue. Con la proclamazione della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI; in ucraino SND; in russo SNG) – costituitasi a seguito degli incontri di Brest (Bielorussia) e di Alma Ata (Kazakistan) – che si sostituiva l’Unione Sovietica, il presidente Gorbačëv si dimise nel gennaio del 1992, decretando de facto la fine del periodo sovietico.

Salvatore Del Gaudio
Professore presso l’Università di Kyiv B. Grinchenko
Studioso ucrainista (slavista)

Setaro

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