Napoli, Giorgia Meloni: «Nel Centrodestra c’è bisogno di chiarezza ma noi siamo per la compattezza»

Bagno di folla per Giorgia Meloni, questo pomeriggio a Napoli per presentare il suo libro, ‘Io sono Giorgia’, campione di vendite in tutta Italia. Pochissime le sedie vuote all’Arenile di Bagnoli dove vecchi e nuovi militanti, ex senatori e deputati e eurodeputati, consiglieri regionali nuovi e vecchi, ma anche tantissimi giovani simpatizzanti hanno invaso la spiaggia di Coroglio per ascoltare dal vivo il presidente di Fratelli d’Italia.

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Un appuntamento messo a rischio dalle avverse condizioni meteo ma che fortunatamente non hanno scoraggiato il popolo del Centrodestra che è accorso numeroso anche se nel rispetto delle normative anti Covid e quindi in numero limitato.

All’Arenile era presente anche il candidato sindaco di Napoli Catello Maresca. E proprio con un saluto al magistrato in aspettativa, Giorgia Meloni ha voluto inaugurare la chiacchierata con il direttore de ‘il Mattino’ Federico Monga.

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Meloni: «Maresca, una battaglia aperta, ci crediamo e corriamo per vincere»

«Inizio con un saluto a Catello Maresca, candidato sindaco alle prossime amministrative a Napoli. Una battaglia che per noi è tutta aperta, ci crediamo e corriamo per vincere, chiariamo che non siamo qui per partecipare» ha affermato la leader che è rimasta vittima, per un attimo, di un lapsus freudiano che ha scatenato la risata simpatica degli spettatori quando ha confuso l’avvocato Sergio Rastrelli per il padre Antonio, indimenticato presidente della Regione Campania di Alleanza Nazionale. Lapsus che Giorgia Meloni ha subito corretto scusandosi.

«Un applauso – ha detto – anche a Sergio Rastrelli, figura chiave, altro professionista di grande storia familiare. A Napoli non ci sono stati dubbi, la scelta è stata fatta da tutto il centrodestra compatto, Maresca, conn il suo passato,  porta uno straordinario valore  aggiunto a un partito come il nostro che per Napoli pensa alla sicurezza, da quella finanziaria del Comune a quella delle strade e degli edifici».

Monga inizia subito a stuzzicare la leader Meloni chiedendo di Gianfranco Fini e se può esserci un ritorno di vecchi esponenti di destra. «Tutti quelli che dovevo riportare a casa – spiega – tendenzialmente già li ho riportati. E abbiamo riportato a casa anche tutti quelli che non ci credevano. Quando Fratelli d’Italia è nata ricordo l’ironia che si faceva ma noi ci abbiamo messo determinazione».

«Per noi il passaggio – ha detto – dal Movimento Sociale ad Alleanza Nazionale è stato un passaggio naturale di una destra che non voleva fare più testimonianza. Mentre il passaggio da Alleanza Nazionale al Pdl, anche per come avvenne, fu un processo forzato».

«Su Gianfranco Fini. Quando esisteva Alleanza Nazionale si diceva che il partito senza Fini non sarebbe esistito. Oggi si dice che senza Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia non esisterebbe. Quello che ha dimostrato la vicenda di Fini è che questo non è vero. Quando c’è una comunità, una storia come la nostra, le cose possono andare bene o male ma c’è sempre qualcuno che ricostruirà. Nessuno è indispensabile. Bisogna avere più consapevolezza».

Cda Rai, Meloni: «Se capitava al Pd arrivavano i caschi blu»

Sull’alleanza di Centrodestra e i dissidi con gli alleati dopo l’esclusione dal cda Rai. «Noi non abbiamo chiesto le giunte, non abbiamo chiesto la presidenza della vigilanza Rai perché ce l’aveva un’esponente di Forza Italia e non volevamo aprire un contenzioso all’interno della coalizione, sono state istituite tre nuove commissioni parlamentari d’inchiesta e Fratelli d’Italia è stata esclusa da qualsiasi cosa. La vicenda della Rai fa traboccare il vaso perché se al posto di FdI ci fosse stato il Pd in Italia avevamo i caschi blu dell’Onu. Non è un problema solo del Centrodestra, è un problema che si devono porre tutti ma c’è silenzio perché tanto è toccato a Fratelli d’Italia.

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«Uno dei motivi per cui l’Unione Europea ha chiesto l’attivazione dello stato di diritto per Orban in Ungheria è che si sarebbe nominato quattro componenti del comitato di controllo sul servizio pubblico televisivo. E la von der Leyen in Italia dov’è? Non è che se lo fa Orban non si può fare ma se lo fa il governo arcobaleno italiano sì. E questo dimostra anche come l’attivazione dello stato di diritto sia strumentale».

«Io credo nell’unità del Centrodestra, ma a questo punto voglio sapere se vale anche per gli altri. Alle volte sembra che ci sia la tendenza a farci perdere la pazienza che non avrebbe senso se non fosse propedeutico a immaginare alleanze con scenari diversi come quella di riproporre l’attuale alleanza di governo».

Un tema di cui non si parla molto è il nuovo regolamento europeo sullo scoperto bancario che è entrato in vigore quest’anno. «Se hai uno scoperto bancario – spiega – di oltre cento euro per le persone fisiche e di oltre cinquecento per le aziende, superiore all’esposizione dell’un per cento per oltre tre mesi puoi essere segnalato alla centrale rischi. Non ce ne stiamo accorgendo perché c’è la moratoria sui prestiti».

«Ma cosa accadrà in questa situazione economica quando finirà?» domanda la leader. «Avremo – aggiunge – milioni di italiani segnalati alla centrale rischi che non potranno più accedere al credito, che non potranno chiedere un prestito e che in una situazione economica difficile come quella in cui ci troviamo produrrà un effetto bomba atomica. Io ho lanciato una petizione europea e l’ho detto a Mario Draghi».

la leader di FdI: «Obbligo Green pass, un provvedimento economicida»

Altro argomento molto discusso è l’obbligo di presentare il certificato vaccinale europeo per andare al ristorante. «Immaginare di applicare un Green pass come quello di Macron in Italia sarebbe un provvedimento economicida» afferma la Meloni. «Secondo me è inutile sul piano del contrasto alla pandemia e drammatica sul piano economico. Mi pare che Repubblica oggi riportasse dati per i quali solo il fatto di aver aperto questo dibattito in Italia ha praticamente fatto fallire la stagione turistica».

«Vale la pena ricordare – ha concluso – che il green pass in Europa nasceva per favorire la circolazione delle persone, quindi il turismo. Applicarlo per poter partecipare alla vita sociale è una scelta diametralmente opposta. Anche perché Spagna, Grecia, Croazia sono Paesi che non stanno applicando quelle norme. Allora rischiamo il paradosso che si vada in vacanza in Spagna e poi ci portano il Covid in italia. Non lo risolve mettere il green pass al ristorante, quindi confido che il Governo eviti questa scelta folle».

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