La scomparsa della 18enne di origini pakistane Saman Abbas
Sono giorni ormai che si parla della terribile notizia della scomparsa di Saman Abbas, diciottenne di origini pakistane, probabilmente ammazzata dalla famiglia per aver rifiutato un matrimonio combinato. Vicenda orribile, sulla quale dovrebbero essere puntati i riflettori soprattutto da chi si riempie la bocca parlando di integrazione e difesa delle donne.
È assordante, infatti, il silenzio che c’è tra le femministe di casa nostra, pronte a battagliare su questioni di «fondamentale importanza», come la desinenza femminile per ruoli come «la ministra», «l’assessora», «la sindaca», o proteste contro la bellissima e bravissima Beatrice Venezi, la quale affermò: «Mi assumo la responsabilità di quello che dico. Io sono e voglio essere chiamata direttore d’orchestra. Conta il percorso, la preparazione e l’obiettivo», scatenando l’ira delle «Boldrini’s girls».
Insomma, queste paladine delle quote rosa non hanno ritenuto opportuno esporsi più di tanto contro una ‘cultura’ (così la chiamano) che vuole vedere costrette giovani donne a sposare uomini che qualcuno sceglie per loro, talvolta andando incontro alla morte se, come nel caso di Saman, provano a ribellarsi e a lottare per la propria libertà di amare e di scegliere.
È questo il motivo che ha spinto Gioventù Nazionale, movimento giovanile di Fratelli d’Italia, a scagliarsi contro chi fa del femminismo una bandiera, salvo poi distrarsi quando esporsi risulterebbe troppo scomodo. Certo, l’islam può fare paura a chi non è spinto da reali valori nelle proprie battaglie. E accusare la destra razzista e xenofoba è sempre più comodo. Gioventù Nazionale, invece, vuole ricordare Saman, per ciò che ha dimostrato di essere: una giovane ribelle, morta per la libertà.