Caserta, il museo Olivetti di villa Vitrone condannato dall’ente provincia

Espone oltre 600 pezzi unici: macchine per il calcolo, da scrivere, personal computer, disegni architettonici e arredi d’ufficio

I più giovani non conoscono la storia industriale della città di Caserta. Quando la nostra provincia, nel particolare la periferia sud verso Marcianise e lo svincolo autostradale, divenne «polo industriale d’eccellenza». Era il 1970 quando iniziò l’attività del gruppo Olivetti d’Ivrea. Adriano Olivetti era morto nel 1960 lasciando un’eredità di cultura industriale d’avanguardia, anticipatrice dell’industria 4.0.

La cultura industriale Olivettiana non trasformò solo l’economia dell’ex Campania Felix di ‘Terra di Lavoro’, trasformò la cultura dell’intera area, sottraendola all’individualismo contadino, alla coscienza solidale, partecipativa operaia. I rapporti interni alla fabbrica, tra dirigenti, capi e maestranze, visti gli insegnamenti al sociale di Adriano Olivetti, erano volutamente improntati al rispetto dei ruoli in reciproca fiducia. La reciproca fiducia, nel facilitare i rapporti interpersonali creava il clima favorevole agli interessi produttivi dei singoli e dell’azienda.

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Oggi l’industria Olivetti in Marcianise non esiste più. Scelleratezze industriali, o meglio, operazioni di ‘finanzieri d’assalto’, speculatori faccendieri hanno distrutto produzione e lavoro.

Il mancato adeguamento tecnologico, rese non competitivo il prodotto Olivetti sul mercato globalizzato. Più o meno come avviene oggi nel comparto aereo (Alitalia) e siderurgico (Bagnoli dismessa e svenduta ai cinesi), Ilva in crisi per mancati adeguamenti a tutela dell’ambiente.

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I piani di salvataggio, posti in essere (1995) dall’allora amministratore delegato ragioniere Roberto Colaninno, fallirono. Ancora meno servì la trasformazione dell’azienda in elettronica e informatica. L’ingresso della CIR di Carlo De Benedetti, nella quale entra R. Colaninno e l’accesso nelle telecomunicazioni indebita il gruppo in modo irreversibile al fallimento.

Colaninno attua la cosiddetta ‘macelleria industriale’, spezzetta e vende i cespiti industriali senza risanare l’azienda. Il ragioniere d’assalto Colaninno, padre del deputato PD Matteo, oggi nel gruppo di I.V. di Matteo Renzi, vende Telecom per 8 miliardi di euro, percepisce miliardarie buonuscite da Olivetti e Telecom e acquista la Piaggio.

Questa storia la rammentiamo anche al presidente dell’AGIS, sindaco di Arienzo, Giuseppe Guida, perché si ravveda e interrompa lo sgombero da villa Vitrone del ‘Museo dinamico della tecnologia Olivetti’.

Questo polo museale-tecnologico d’eccellenza è stato creato dal paziente lavoro svolto con dedizione dai volontari associati nei Maestri del Lavoro. Tutti ex operai, capi e dirigenti dell’industria Olivetti, personale dal grande profilo umano, culturale e sociale. Figure di lavoratori forgiati alla grande scuola dell’impresa di Adriano Olivetti.

Il museo, allocato presso Villa Vitrone (via Napoli Caserta) di proprietà dell’Ente Provincia di Caserta, occupa 300 mq posti al piano rialzato della struttura. Espone oltre 600 pezzi unici di macchine per il calcolo meccanico, macchine da scrivere (con un esemplare dell’800), personal computer da tavolo del 1965, la raccolta dei disegni architettonici della fabbrica Olivetti di Marcianise, oltre ad arredi d’ufficio (pezzi unici) disegnati dall’architetto Ettore Sottztss. Il museo espone anche radio rarissime, di cui una a Galena, classificatori e archi d’ufficio.

Il museo è meta di studenti in visite culturale-scolastica, durante le quali effettuano prove di laboratorio guidati dai Maestri del Lavoro. Prima della pandemia, hanno visitato il polo museale una media di oltre 2.500 alunni per anno scolastico. Il museo è fornito di una grandissima documentazione aziendale (Olivetti Marcianise) consultata da decine di studenti universitari (provenienti da tutt’Italia) per redigere tesi di laurea sulla figura dell’innovatore illuminato Adriano Olivetti e sulla sua organizzazione aziendale antesignana dell’industria 4.0.

Ordunque, nessuno obietta sull’altissimo valore del ‘Museo dinamico della tecnologia Olivetti’, il Sud, la Campania, la provincia di Caserta col suo capoluogo non possono rinunciare a tale attrattore culturale e turistico. Chiudere per trasferire il museo in deposito presso lo Stadio del Nuoto di via Laviano è inconcepibile.

I compiti gestionali ed amministrativi dell’AGIS, società gestore per conto dell’Ente Provincia di villa Vitrone, pur comprensibili meritano attenta riflessione politica. Il presidente dell’Ente Provincia avv. Giorgio Magliocca, nel rispetto dei conti e delle finanze pubbliche, riteniamo debba assolvere al suo ruolo politico, dal quale non può sottrarsi, e «trovare un’adeguata sistemazione espositiva-fruibile per visite e studio del Museo Olivetti». Lo stadio del nuoto non è deposito, il museo della tecnologia Olivetti non può scomparire in un deposito.

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